venerdì 7 maggio 2010

Intervista a Stefano Benni : "Scrivete, leggete, contagiate gli altri"


Vorrei regalare a chi sta muovendo i primi passi nel mondo dell'editoria o della scrittura l'estratto di una vecchia intervista che mi concesse anni fa Stefano Benni.
(Non ricordo bene ma credo che alla fine l'intervista rimase inedita. Peccato!).

...

Durante la tua carriera ti sei occupato non solo di romanzi ma anche di teatro, giornalismo, musica e altro. Compromessi per lavorare o passioni?

Io ho cominciato col giornalismo. I romanzi sono venuti dopo. Oggi preferisco scrivere romanzi o poesie, ma il giornalismo è stata una grande scuola, penso ad esempio a quanto mi ha insegnato Luigi Pintor. Adesso, per questioni di tempo, scrivo pochissimo per i giornali, ma sta di fatto che non ho mai scritto niente controvoglia, se c’erano problemi me ne andavo e basta. Mi rendo comunque conto che di compromessi, palesi o inconsci, è piena l’editoria italiana.

Saltando di palo in frasca vorrei parlare della collana Feltrinelli ‘Ossigeno’ che coordinavi diversi anni fa. Era una collana dedicata ai nuovi autori. Per quale motivo è scomparsa?

Che dire, io e Carlo Marulli, l’amico co-fondatore di Ossigeno, non ce la facevamo proprio più a gestirla, non avevamo tempo e così abbiamo preferito passarla interamente alla Feltrinelli, che però poi non se ne è più interessata. Peccato. Comunque è stata una bella esperienza.

I tuoi libri sono venduti praticamente in tutto il mondo. Presumo che tu abbia avuto modo, grazie a questo, di osservare l’andamento dei vari mercati editoriali esteri. Che differenze hai notato con l’Italia?

Gli stessi pregi e difetti. Se dovessi dare un parere direi che l’editoria americana è la peggiore di tutte, solo promotion e best-seller, e in Usa le case editrici alternative sono quasi tutte sparite. Forse le migliori sono le scandinave, e in questo momento sono molto attive le sudamericane. Ma è anche vero che non sono un vero e proprio esperto...

Come vedi le case editrici che pubblicano a pagamento?

Ho conosciuto molti giovani scrittori a cui sono state fatte queste proposte. Alcune ti chiedono apertamente un contributo, dicendo che non ce la fanno da sole, altre sono più ambigue e ipocrite e sono delle vere fregature, infatti spesso spariscono e riappaiono sotto altro nome.

E degli agenti letterari cosa ne pensi?

Io personalmente non ho mai avuto un agente. Non saprei dirti.

Se dovessi dare un consiglio a un giovane scrittore, magari esordiente, cosa diresti?

Nessun consiglio cosmico, solo consigli abbastanza banali. Di avere pazienza e presentare un libro solo quando ci si è lavorato davvero a fondo. Meglio aspettare due o tre anni in più che uscire con un mezzo libro. Non avere fretta. La fretta dev’essere una malattia dell’editore, non dello scrittore.


Vuoi lanciare un invito ai lettori?

Scrivete, leggete, contagiate gli altri con la vostra passione di scrivere e leggere. E se vi dicono che il libri sono morti, ridetegli in faccia. Faticosamente e tenacemente, resistono, e niente li sostituirà.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande Stefano!

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