venerdì 13 aprile 2012

Intervista a Marilù Oliva: Esordi, agenti letterari e molto altro

Per prima cosa grazie mille per la tua disponibiltà. E' un piacere poter chiacchierare con te.
Allora, Marilù Oliva, insegnante di salsa, autista di autobus, impiegata, poi hai frequentato alcune redazioni e ora insegni lettere e scrivi. Tra i tuoi romanzi ci sono: "Repetita" (Perdisa Pop), "Fuego" e "Tu la pagaràs" (entrambi Elliot edizioni).


Come ti trovi con Elliot?
Mi trovo molto bene, sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista umano. Sono un gruppo di persone serie e competenti, seguono con passione ogni aspetto del libro e dell'autore. Ho la fortuna di lavorare con grandi nomi dell'editoria, come Simone Caltabellota e Loretta Santini, e di sentirmi quasi in famiglia.



 
Tu hai un blog molto seguito, libroguerriero.wordpress.com. Ti piace avere un rapporto diretto con il tuo pubblico o il blog nasce per un'esigenza diversa?
Il blog non nasce come canale diretto per il pubblico, ciò non toglie che mi piaccia molto comunicare coi lettori. Il blog nasce piuttosto come idea di divulgazione di una letteratura guerriera appunto: che brucia, che scuote, che sovverte. Proprio con quest'intenzione nascono le mie recensioni e le interviste, sfacciate come quelle delle Iene televisive, con domande che spaziano dalle ragioni dell'arte alle futilità.

Cosa pensi degli agenti letterari? 

Penso che siano fondamentali, ma è importante che siano agenti seri e che non chiedano parcelle troppo elevate per la lettura dei manoscritti e la formulazione della scheda-libro.

Qualche consiglio a chi vorrebbe pubblicare il suo primo romanzo. Come si valuta la qualità di un proprio scritto, a tuo avviso?
Non esiste una formula, è difficilissimo autovalutarsi, soprattutto all'inizio. Diciamo che la qualità si può affinare se si è grandi lettori. Potrebbe anche servire frequentare una scuola di scrittura, ma non è detto. Col tempo si tende a migliorare la tecnica e a capire cosa non va, quali parti sono in eccesso, come intervenire. Io mi sono sempre appoggiata a dei correttori/lettori esigenti, alcuni anche inflessibili, che per fortuna non hanno mai esitato a segnalarmi una virgola fuori posto. Ora che sono al quarto romanzo mi sento più sicura, ma ritengo di avere ancora parecchio da imparare. Posso concludere dicendo che, oggi, quando uno scritto è pronto, sento che "funziona", sento l'alchimia. Ma, prima di arrivarci, quando dei passaggi non mi convincono, ci torno sopra finché non sono soddisfatta.

E come si arriva a proporlo a un editore adeguato?
Quando ero aspirante, pensavo che gli editori fossero strani, per non dire maleducati: non mi consideravano, non rispondevano alle e-mail. Poi ho capito perché: sono subissati da manoscritti (molti dei quali brutti e inutili) e se li leggessero interamente e rispondessero a tutti i mittenti, non avrebbero più tempo per seguire nemmeno un libro. Perché la pubblicazione è un'operazione complessa che va dalla revisione del testo alle scelte grafiche, alle decisioni di marketing, al rapporto coi media e con gli autori. Il lavoro editoriale è un'arte, richiede tempo, intuizione, pazienza e molto altro. Ciò non toglie che in questo sistema debbano essere contemplati anche i manoscritti degli aspiranti. Alcune case editrici li leggono, ma ne stampano una percentuale irrilevante rispetto alle pubblicazioni annuali. Ragion per cui, io mi appoggerei a un agente.

So che stai preparando un nuovo lavoro, a breve dovrebbe essere in uscita. Puoi dirci qualcosina in più? Ha sempre a che fare con La Guerrera?
Sì, è la terza puntata della Trilogia della Guerrera. Parlo di Trilogia perché è stata ideata come progetto unitario, ma ogni libro è fruibile singolarmente, anche senza aver letto gli altri due. Nel primo - Tu la pagaràs! - mi concentravo sulla vendetta e sugli aspetti più meschini dell'indole umana. Nel secondo - Fuego - il filo conduttore era il fuoco, con tutte le sue accezioni alchemiche e fisiche, mentre in questo terzo romanzo - Mala Suerte - il tema sarà la Fortuna e la Sfortuna. Il lettore si chiederà, insieme alla Guerrera: alla fine, esiste il Destino? E la risposta che ciascuno si darà forse non sarà così scontata...


www.carmillaonline.com

mercoledì 4 aprile 2012

Radiopirata di Francesco Carofiglio

Radiopirata di Francesco Carofiglio è senza dubbio un libro interessante e ben scritto. La storia, va detto, non è forse delle più originali. Siamo in un piccolo Paese di provincia, come molti ce ne sono in Italia e, soprattutto, al sud. Uno di quei classici posti dai quali i ragazzi di vent'anni non vedono l'ora di scappare. Scappare nel senso fisico del termine. Ma non solo. Si può scappare anche in altri modi. Per esempio dando vita al posto dove si vive, rendendolo interessante. Si può scappare inseguendo dei sogni. E un sogno è quello che ha Ciccio. Il sogno di una radio. Siamo agli inizia degli anni '80 e le frequenze sono libere. Sono gli anni delle radio “libere”. Ed è questo lo spunto che dà l'opportunità all'autore di snocciolare la storia. Di raccontare i sogni e la vita dei quattro protagonisti. Oltre a quello di Ciccio, ci sono quelli di Tonio (un po' sfocati), quello di Giovanni (di fare il calciatore, ad un passo dall'Avellino, allora in serie B) e quello di Teresa (di essere un medico). E Carofiglio ci riesce alla perfezione. Il suo modo di descrivere e raccontare ti porta dentro la storia, riesce a coinvolgere il lettore. E non lo fa solo raccontando i “tre più una”. Radiopirata è una coralità di personaggi “minori” costruiti e legati sapientemente tra loro. In alcuni casi forse addirittura meglio dei quattro protagonisti. Mary Magdalende, una donna di colore che da qualche anno si è trasferita nel paese e di cui nessuno sa molto. Don Lorenzo, un giovane parroco con la passione per il rock e una vita di turbamenti. Margherita Lagresta, una ragazza di 16 anni, figlia del sagrestano, forse il personaggio più difficile da definire per la complessità del suo ruolo nel romanzo, ma anche perché è difficile definire un adolescente (anche in questo Carofiglio riesce ad imprimere la sua impronta). Ma ci sono ancora Mimmo Campanella (Deadman), proprietario del negozio di dischi dove lavora Ciccio, di cui si scoprirà un passato da rocker; i Baroni Mezzacane, che da anni ospitavano i parroci del paese presso una loro residenza, fra cui Don Lorenzo, che tramite loro scoprirà la tristezza della malattia, il coraggio di affrontarla, la lontananza dal proprio Dio. Tutti pezzi importanti di un puzzle che si completa pagina dopo pagina e che restituisce un affresco sincero di un pezzo del nostro Paese e di un parte della vita di ognuno di noi.
Related Posts with Thumbnails