lunedì 31 maggio 2010

I sei vincitori del premio Bancarella


Il Premio Bancarella ha presentato oggi i sei libri vincitori. Tra questi il 18 luglio 2010 verrà scelto il vincitore assoluto della cinquantottesima edizione
Ecco i selezionati tra i volumi pubblicati in Italia nello scorso anno:

Il giudice meschino di Mimmo Gangemi (Einaudi), 
Olive Kitteridge di Elizabeth Strout (Fazi), 
S.O.S. Amore di Federica Bosco (Newton Compton),  
La scatola dei calzini perduti di Vauro Senesi (Piemme),  
L’assassino qualcosa lascia di Rosa Mogliasso (Salani),
e Confessione di Bill James (Sellerio), 

domenica 30 maggio 2010

I finalisti dell'81esima edizione del premio Viareggio-Repaci

Di seguito i selezionati del premio Viareggio:
Christian Frascella con "Sette piccoli sospetti" (Fazi).
Nicola Lagioia con "Riportando tutto a casa" (Einaudi).
Nicolai Lilin con "Caduta libera" (Einaudi).
Franco Matteucci con "Lo show della farfalla" (Newton Compton).
Sebastiano Mondadori con "Un anno fa domani" (Instar Libri).
Francesco Orlando con "La doppia seduzione" (Einaudi).
Laura Pariani con "Milano è una selva oscura" (Einaudi).

I tre finalisti saranno selezionati il 25 giugno e i vincitori finali saranno scelti il 25 agosto.

sabato 29 maggio 2010

Un'iniziativa interessante lanciata dal blog di Barbara Garlaschelli

La mia cara amica Barbara Garlaschelli mi segnala questa iniziativa sul suo blog e sono contento di poterla condividere qui su Blogolonelbuio. Si tratta di un esperimento piuttosto interessante che mette alla prova le capacità degli scrittori: nello spazio di una cartella standard raccontate una storia partendo da un oggetto.
Barbara non è solo una straordinaria scrittrice ma è anche un'editor e una consulente editoriale molto molto lungimirante, vi consiglio di approfittarne.
Qui il suo blog: http://barbara-garlaschelli.splinder.com/  


 

"Ho un amore viscerale per gli oggetti, sono convinta che dentro ogni cosa ci sia la storia di chi l'ha posseduta. Spesso mi ritrovo a ossevare un oggetto qualunque e a costruirci sopra una storia, immaginando di chi sono le mani che lo hanno costruito, toccato, gettato, rotto, ricostruito, spolverato, dimenticato.
Gli oggetti sono più di una mera occupazione dello spazio fisico.
Sono sogni realizzati, dolori scartati, ricordi accuminati.
Sono sempre suggestione e rimandi.

La mia proposta è questa: fotografate un oggetto che amate (o odiate), o  un oggetto che non vi appartiene   ma che vi suscita una storia. 

La foto deve essere in formato jpg e non troppo pesante, il racconto non deve superare una cartella (30 righe per 60 battute, più o meno).

Inviate sia la foto che il racconto alla mail b.garlaschelli@gmail.com con la dicitura OOD (Objects Of Desire) e il vostro cognome.
Avete tempo fino al 30 giugno.
E poi cominciamo a pubblicare sul blog (o magari prima, dipende da ciò che arriva).
Il giudizio sarà il mio e insindacabile. Avviserò solo chi verrà pubblicato. Non farò altri commenti o darò spiegazioni".

venerdì 28 maggio 2010

Intervista inedita a Matteo B. Bianchi

Matteo B. Bianchi è scrittore e autore televisivo. Tra i suoi romanzi ricordo: Generations of love; Fermati tanto così; Esperimenti di felicità provvisoria (tutti editi da Baldini Castoldi Dalai). Il suo sito è http://www.matteobb.com/

Ciao Matteo e grazie di aver accettato di fare queste quattro chiacchiere qui su Blogolonelbuio, immagino molto preziose per chi segue questo spazio. Tu sei uno di quegli scrittori molto legati al mondo degli esordienti. C'è chi dice che il lavoro che porti avanti con i giovani scrittori ricordi un po' da vicino quello iniziato anni fa da Pier Vittorio Tondelli. Mi parli un po' di questo: che tipo di lavoro svolgi con gli scrittori in erba e cosa ti spinge a portare avanti questo lavoro? C'è ad esempio qualche scrittore lanciato da te che ha ottenuto successivamente pubblicazioni «importanti»?

Ho sempre avuto la passione per la narrativa giovanile e ho tramutato questo interesse spontaneo in un aspetto della mia professione. Il paragone con Tondelli mi lusinga, perché è proprio dal suo esempio che prendo le mosse: quando ero uno scrittore in erba il suo lavoro svolto sulle pagine di Rockstar, Linus e con le antologie degli Under 25 era in pratica la sola forza che mi faceva andare avanti. Scrivevo e sapevo che c'era almeno una persona a cui avrei potuto indirizzare i miei tentativi. Quando poi sono diventato un autore pubblicato a mia volta, ho sentito che proseguire (a modo mio e in scala ridotta, s'intende) quella strada era giusto e doveroso.
Diversi autori che ho proposto nella mia rivista e nelle rubriche che curo sono poi giunti alla pubblicazione. Tra i casi recenti, Susanna Bissoli e Giusi Marchetta (entrambe pubblicate da Terre di mezzo ed entrambe finaliste come "libro dell'anno" nel 2009 per la trasmissione Farehneit di Rai Tre). Poi Ilaria Bernardini (ora pubblicata da Bompiani), Valerio Millefoglie (Baldini Castoldi), Francesca Genti (Meridiano Zero), Francesca Ramos (La tartaruga), Andrea Mancinelli (Baldini Castoldi), Giuseppe Casa (Rizzoli) e altri.

Fino a poco tempo fa collaboravi con la rivista Linus. Oggi quella collaborazione si è interrotta  (ne abbiamo parlato già nei giorni scorsi qui) mi pare di capire con un po' di amaro in bocca. Mi spieghi cos'è accaduto?

L'editore di "Linus", è lo stesso dei miei primi tre romanzi. Quando ha saputo che ho firmato con un'altra casa editrice per il prossimo libro, ha deciso di interrompere la collaborazione fra me e la rivista. Un atteggiamento certamente poco elegante e anche immotivato: non c'è alcuna relazione tra la qualità del lavoro svolto per la rivista e il fatto di pubblicare romanzi per il medesimo editore. E del resto, gli altri collaboratori della rivista non pubblicano volumi di narrativa per la casa editrice. I due aspetti sono, ovviamente, del tutto indipendenti.

Mi parli un po' del progetto 'Tina? Cos'è? A chi si rivolge? Come selezioni i racconti?

'tina (abbreviativo di "rivistina") è una rivista autoprodotta che curo da oltre quindici anni, prima in forma di fanzine cartacea, poi come sito web, nella quale pubblico racconti di giovani autori, spesso esordienti assoluti. Li seleziono in base alla qualità della scrittura e anche secondo il mio gusto personale. Prediligo testi lievi, ironici, pop.


Credi che far leggere i propri racconti su internet possa consentire a uno scrittore sconosciuto di attirare l'attenzione degli editori su di sé?

A volte è successo, nel caso di blog popolari, che gli editori si accorgessero del valore della scrittura dei loro autori. Per esempio con Pulsatilla (scoperta da Castelvecchi), Vanni Sartori (Feltrinelli) o Insy Loan (Rizzoli). Certo, sono eccezioni. Credo però che sia importante che gli esordienti facciano circolare i propri testi (sulla rete, sulle riviste letterarie, sui blog) per vari motivi: primo, per avere dei commenti, e quindi cominciare a capire cosa funziona o non funziona nelle cose che scrivono. Poi perché alcune delle riviste on line cominciano ad avere una discreta credibilità, quindi per un esordiente ottenere una pubblicazione in queste sedi può rappresentare un primo biglietto da visita quando presenta i propri lavori a una casa editrice. Infine perché ormai sempre più operatori culturali operano in modalità anfibia tra carta stampata e internet, quindi c'è la possibilità di essere intercettati da un curatore, un editor, un consulente editoriale.

Stai lavorando a qualcosa di nuovo? Un'anticipazione?

Ho da poco terminato il mio nuovo romanzo, "Apocalisse a domicilio", che uscirà a fine settembre per Marsilio. E' un romanzo piuttosto differente dai miei precedenti, a cominciare dal titolo, che preannuncia catastrofi. Sono molto curioso di vedere come la prenderanno i miei lettori.


Grazie. Un abbraccio e continua a seguirci.

giovedì 27 maggio 2010

Da Nazione Indiana: Murene, la collana

Riporto dal blog di Nazione Indiana:



Murene, la collana
di Andrea Raos


Murene” è la collana cartacea di Nazione Indiana.
La quarta di copertina dei primi tre numeri recita:
“Murene è una collana nata da nazioneindiana.com e distribuita per sottoscrizione a lettori consapevoli e inquieti. Indifferente alle mode, propone testi di autori italiani e stranieri per sondare quelle esperienze letterarie che spesso l’industria culturale non ha il coraggio di sostenere. Scatto artistico e al tempo stesso etico, strumento leggero di esplorazione a tutto campo – narrativa, saggistica, poesia –, Murene respira nelle profondità, attraversandole.”
Progetto collettivo di tutta Nazione Indiana, ha un comitato di redazione costituito da Andrea Inglese, Domenico Pinto, Andrea Raos e Massimo Rizzante. Il progetto grafico è di Mattia Paganelli.
Interamente autofinanziata, viene venduta su abbonamento (3 numeri all’anno) e distribuita per posta.
I titoli del 2010 sono:

1. Stephen Rodefer, Dormendo con la luce accesa, a cura di Andrea Raos, prima pubblicazione italiana
Dalla Nota del Curatore: “Un poeta coi controcazzi.”
2. Miguel Torga, L’universale è il locale meno i muri, a cura di Massimo Rizzante
Dalla Nota del Curatore: “Torga, nel testo che qui si presenta, mentre esprime tutto il suo amore per il Portogallo e la regione da cui proviene (il suo sentire tellurico), non rinuncia né al suo Iberismo né alla sua concezione polifonica e universale della cultura. Nessun folklorismo, perciò, ma senso delle tradizioni materiali di ogni singolo popolo e di ogni singola terra, anche la più povera.”
3. Ingo Schulze, L’angelo, le arance e il polipo, a cura di Stefano Zangrando, in contemporanea con l’uscita in Germania dell’originale
Dalla Nota del Curatore: “Il narratore è sempre l’alter ego dell’autore, soggiorna a Villa Massimo con moglie e figlie, e l’argomento del racconto è una gita a Napoli all’inizio di dicembre in compagnia di Ralf, un tipico personaggio schulziano, parente estetico di tutte quelle figure sottilmente perturbanti che danno la stura a molte altre sue storie. Ma è l’ambientazione partenopea, qui, a dettare il passo. Lo stupore del narratore di fronte alla «densità» e alla «vastità», il suo calarsi nell’amalgama inscindibile di vitalità e decadenza che è il cronotopo napoletano, il contrappunto calibrato di sublime artistico e hegeliana prosa del mondo – tutto ciò trova espressione in uno stile più elevato che in precedenza. È come se la lingua, sospinta dalla meraviglia, abbia trovato in una sintassi più elaborata e in un lessico più ricercato la misura della propria funzione, il proprio agio nel trattare la materia. E tutto questo culmina nell’indimenticabile scena finale con il polipo, una delle pagine più belle che Schulze abbia mai scritto.”
Una prima occasione per abbonarsi sarà la festa di NI a Fosdinovo. Dopo ci si potrà abbonare e pagare on-line, tramite PayPal.
*
L’idea di fondo di “Murene” è di saltare tutti i passaggi intermedi tra autore e lettore (in particolare la distribuzione, notoriamente costosissima) così da offrire a un pubblico attento testi di qualità, sempre in prima traduzione, spesso di autori del tutto sconosciuti in Italia, a un prezzo molto ridotto (e, se questo può interessare i collezionisti, in tiratura limitata).
Il costo dell’abbonamento è di 20 euro annui. Abbiamo calcolato che 200 abbonamenti dovrebbero permetterci di andare in pari con le spese vive della produzione (le uniche che abbiamo deciso di tenere in conto): impaginazione, stampa, spedizione e spese di gestione del sistema PayPal. E con questi soldi finanziare i tre volumi del 2011.
È uno dei tentativi possibili per uscire dalla palude dell’eterno lamento e sostenere in modo attivo la diffusione militante di testi che oggi, in Italia, sarebbe difficile leggere altrove.
In questo senso, “Murene” è una sfida aperta all’intera comunità intellettuale italiana; anche a ricordarle che esiste, o potrebbe.

martedì 25 maggio 2010

I finalisti del premio Campiello


Pare che quella di quest'anno sia stata un'ottima annata per il premio Campiello. Arduo il lavoro della giuria.
Sarà...
Di seguito inserisco i nomi dei cinque finalisti:
Antonio Pennacchi con Canale Mussolini (Mondadori) che sembra essere il gran favorito che ha raccolto 11 voti (dunque unanimità).
Gad Lerner con Scintille. Una storia di anime vagabonde (Feltrinelli) che ha raccolto 8 voti.
Gianrico Carofiglio Le perfezioni provvisorie (Sellerio) per lui 7 voti,
Laura Pariani con il suo Milano è una selva oscura (Einaudi) anche lei con 7 voti.
E infine Michela Murgia con il suo Accabadora (Einaudi) 6 voti.

Be', in ogni caso complimenti a tutti.

Racconto - "Angelo mio" di Al Custerlina

"Angelo mio", di Al Custerlina, è il nuovo racconto che Blogolonelbuio ha deciso oggi di pubblicare. Al è un autore sicuramente già maturo che sa governare con maestria le regole del noir senza però dimenticare mai di lasciare aperta una finestra sul mondo circostante. Si tratta di una storia costruita con abilità che riesce a tenere incollato il lettore dalla prima fino all'ultima parola. Un intreccio psicologico con un finale da intenditori. Un'iniezione di adrenalina.





ANGELO MIO


Di Alberto Custerlina


Vedo il coltello che mi punta addosso e guardo il bastardo che lo maneggia. Il Calabrese è stravolto, mi odia per una questione di corna. Io, però, sua moglie non l’ho nemmeno sfiorata, a malapena ricordo la sua faccia. E mia moglie, poi, con i serbi, cosa cazzo c’entra?
Mi passa questo pensiero e non riesco a fare nulla per evitare il peggio.
Il Calabrese è svelto, riesco solo a dire merda. Un attimo dopo, la lama intacca l’osso, ruota per allinearsi allo spazio tra le costole e s’infila dentro. Dolore forte. Cado a terra. Lo scalpiccio dello stronzo che scappa si fissa nelle mie orecchie. Vorrei rincorrerlo, ma ha lasciato il coltello piantato nel mio petto. E’ meglio non muoversi. Non importa, il bastardo lo potrò mettere a posto non appena mi avranno ricucito. Sollevo un po’ la testa e fisso la madreperla bianca del manico. Mi sembra familiare. Un attimo dopo arriva mia moglie. Urla il mio nome e si mette a piangere dicendo cose che non capisco. Provo a respirare e la bocca mi si riempie di sangue. Cerco di sputare, invece tossisco. Dolore. Sensazione orribile. Le stringo la mano, poi tutto si calma e mi sento meglio.
E’ fatta. Lei si curva sul mio corpo e chiede cento volte perché.
Va bene, adesso te lo spiego io perché, angelo mio.

Figlio di puttana, mi ha urlato il Calabrese dalla strada, vieni giù che t’ammazzo! 
Stai calmo, gli ho risposto dalla finestra, che ti succede?
E lui: te la sei voluta scopare, adesso dobbiamo regolare i conti. 
E io: ma sei impazzito? Di che cazzo parli?
Parlo di quella zoccola di mia moglie! Te la sei sbattuta sul mio letto, alla faccia mia.
Sei fuori di testa? Io, a tua moglie, neanche la riconosco se la incontro per strada.
Lui mi ha minacciato con un pugno alzato.
Che c’è, ha urlato, ti tremano le gambe, merdoso vigliacco bugiardo che non sei altro!? Vieni giù, che ti spacco quella brutta faccia da cazzo.
Ho pensato fosse il caldo, perché col Calabrese ci conosciamo da un sacco di tempo e siamo sempre andati d’accordo. E poi, da lui mi sarei aspettato che salisse per regolare la questione tra di noi e non che la urlasse ai quattro venti, per strada. Invece ha fatto proprio così e di certo nel quartiere l’avranno udito in tanti. E allora io mi sono sentito in dovere di scendere e ho fatto gli scalini di corsa, a due a due. Quando mi ha visto uscire in strada, si è ingallato: aveva le vene del collo che sembravano tubi da mezzo pollice.
Lo sapevi che quella troia di tua moglie se la sono fatta i serbi? Mi ha detto.
Di che cazzo stai parlando? 
E lui, rosso e sudato, menando un dito per aria: lo sai bene di cosa parlo. Ogni santo giorno, tu gli hai rotto i coglioni al cantiere e loro te l’hanno fatta pagare salata, così impari, testa di cazzo.
Sul momento non ho capito e ho guardato all’insù, verso le finestre di casa nostra. Ti ho vista affacciata, angelo mio, che singhiozzavi con le mani che ti coprivano il volto. Allora ho capito che qualcosa doveva essere successo sul serio e mi sono girato verso il Calabrese. Lui ha tirato fuori un coltello a scatto con il manico di madreperla bianca e le borchie di metallo lucido. Un click e la lama d’acciaio è uscita come la lingua di un serpente. Io sono riuscito a dire solo merda e subito il coltello s’è infilato nel mio petto.

E pensare che io e il Calabrese abbiamo lavorato assieme per cinque anni filati, su e giù per le impalcature di mille cantieri. Pensa, angelo mio, proprio oggi pomeriggio, via dal lavoro, siamo andati a bere qualcosa insieme. Lui ha preso un calice di bianco e io una birra gelata. Sul bancone, tra i due bicchieri, la banconiera ha posato un piattino con due piccole polpette. Ne stavo masticando una, che il Calabrese mi ha detto: è un periodo che mia moglie si comporta male. Poi ha buttato giù il vino e ne ha ordinato un altro. Era strano, non l’avevo mai visto così. Cupo, incazzato.
Che intendi dire, gli ho chiesto.
E lui: che te lo devo anche spiegare? Non vuole scopare, cazzo! 
Io ho guardato dentro il mio bicchiere e gli ho detto che anche tu, angelo mio, negli ultimi tempi eri strana.
Allora lui mi ha chiesto se avevo dei sospetti e io gli ho detto che era colpa della pillola nuova.
Lui ha annuito poco convinto. Nel mio caso, ha detto, è diverso. Con la mano destra ha fatto le corna, ma tenendo il bicchiere in mano, per non farlo capire agli altri intorno. E non erano corna di scaramanzia.
Io ho finito la birra con un sorso e l’ho scrutato dentro gli occhi: disperazione, furia. Sul momento ho pensato fosse lui a tradirla e magari sospettasse che lei se ne fosse accorta, poi ho capito: il cornuto era lui. Allora ho pensato a te, angelo mio, quando mi hai detto che in quelle faccende è meglio non immischiarsi. Così gli ho risposto in maniera vaga, l’ho salutato e sono venuto a casa.

Ora che ci ragiono, angelo mio, il Calabrese sembrava strano anche durante la giornata. Eravamo quasi alla pausa pranzo, che lo vidi parlottare con Stojan, quel serbo alto due metri e largo altrettanto, uno che si fa il culo dalla mattina alla sera per quattro soldi. I due discutevano mulinando le mani per aria, ma il Calabrese di più, perché nessuno riesce a parlare muovendo le mani come sa fare lui. Non sembravano incazzati. Discutevano, certo, ma come si può discutere di calcio o di donne. Non ridevano, ecco, questo lo ricordo bene, lo notai subito che erano seri come funerali. Io stavo dieci metri più in alto e non potei capire di più e, a dire il vero, non ci badai più di tanto, perché il Calabrese non vedeva di buon occhio i serbi e spesso s’incazzava con loro. Era successo pure quella mattina. In ogni modo, gridai di darsi una mossa e loro, prima di andare ognuno per conto suo, si scambiarono qualcosa, ma non riuscii a capire cosa fosse. Però, a pensarci bene, angelo mio, quel giorno era successo anche un altro fatto.
 Di prima mattina era arrivato il furgone con i cottimini e subito era scattata una mezza rissa.
‘Sti cazzo di serbi, aveva detto il Calabrese a voce alta rivolgendosi a noi italiani, hanno la famiglia di là del mare e con pochi euro tirano avanti per un giorno intero, invece noi, che stiamo di qua, con quei pochi euro non compriamo neanche la carta da culo. Poi aveva sputato per terra, proprio davanti al loro gruppetto.
I tipi lo avevano guardato come per ammazzarlo; molti di loro non comprendevano una parola d’italiano, ma avevano capito che li stava offendendo e subito avevano cambiato espressione e stretto i pugni. Stojan, che parlava italiano anche meglio del Calabrese, sorridendo, aveva detto: allora mi sa che ti conviene mandare la famiglia in Serbia. Poi aveva tradotto ai compagni e tutti giù a ridere. Sembrava finita lì, invece il Calabrese non l’aveva digerita.
Vaffanculo serbo di merda, era stata la sua risposta.
E giù botte. 
Per fortuna non era successo niente di che: tutto si era risolto in pochi minuti, fuori dal cantiere e senza troppi danni per nessuno. Una volta entrati, però, avevo dovuto fare il culo a tutti, italiani e serbi: oggi si torna a casa mezzora più tardi, avevo ordinato rincarando la dose per cercare l’approvazione del capo cantiere che ci stava guardando.

Una cosa è certa, angelo mio, con quei tipi non si sa mai come comportarsi. I serbi, intendo dire. Ieri sera, per esempio, mentre stavamo passeggiando lungo il viale, ti ricordi angelo mio? Era giorno di paga e avevamo deciso di concederci un bel gelato in santa pace, sicché avevamo lasciato nostra figlia dalla vicina. Io avevo preso cioccolato e pistacchio e tu avevi preso quello con la nutella e il fiordilatte. Una pallina sola però, perché le porzioni della gelateria vicino a casa nostra sono belle abbondanti e se non ci si sbriga a mangiare, ti cola tutto sulle dita. E siccome tu il gelato lo mangi piano, avevi detto che, al caso, ne avresti presa un’altra tornando indietro. Ricordi, angelo mio, stavamo passeggiando quando, nell’altro senso, avevamo visto arrivare proprio quei serbi: Stojan, suo fratello più giovane e altri due dei loro. Io li avevo salutati con un cenno e loro avevano fatto lo stesso. Tu eri alle prese con il gelato che colava e il fratello di Stojan, passandoti accanto, aveva detto qualcosa. Io non avevo capito, ma tu, invece, ti eri scurita in volto.
Cos’ha detto? Ti avevo chiesto.
Niente, una stupidaggine, avevi risposto.
Però avevi i lucciconi agli occhi e allora io avevo insistito e tu, guardando a terra, avevi detto sottovoce: succhia troia. Ed eri scoppiata a piangere. 
Io avevo guardato i tre serbi che si erano fermati venti metri più avanti: stavano ridendo come matti. Allora mi era salito il sangue alla testa ed ero corso verso di loro senza badare a te, che mi stavi gridando di lasciar perdere. Li avevo raggiunti in due secondi e senza fermarmi avevo atterrato lo stronzo che ti aveva offesa. Allora Stojan mi aveva bloccato da dietro con la sua stretta da lottatore e mi aveva sussurrato all’orecchio: va tutto bene, lui se l’è meritato, ora torna dalla tua bella moglie, vai! Ti aveva indicata con un cenno del capo.
Lo ammazzo, avevo urlato io fuori di me, gliela faccio pagare a questo stronzo!
No, aveva detto Stojan, tu hai umiliato mio fratello e ora siete pari. Poi aveva mollato la presa e mi aveva fatto segno di andare. Lo stronzo era ancora a terra e si stava lamentando, tenendosi la nuca con le mani. Allora io gli avevo sputato addosso e d’istinto gli avevo mollato un calcio nelle palle. E volevo continuare, ma Stojan aveva tirato fuori un coltello, di quelli a scatto. Un click e la lama d’acciaio era uscita come la lingua di un serpente. Il manico era di madreperla bianca, con le borchie di metallo lucido.
Ora capisci perché, angelo mio?


Al Custerlina vive a Trieste. Si occupa di formazione, e-learning e consulenza informatica. Nel 2009 è stato finalista al Premio Camaiore di Letteratura Gialla con il romanzo Balkan Bang! (Perdisa Pop e, successivamente, Mondadori), scelto dalla giuria web come miglior opera prima. Il suo nuovo romanzo, Mano nera (Baldini Castoldi Dalai), sarà in libreria a partire dal 6 luglio. 
 
Il suo sito è http://custerlina.com/

lunedì 24 maggio 2010

Intervista esclusiva a Massimo Roccaforte (NdA): uno sguardo nel mondo della distribuzione dei libri

Massimo Roccaforte è l'ideatore del canale di distribuzione libraria NdA (Nuova di stribuzione associati), l' unica realtà organizzata sul territorio nazionale dedicata principalmente a librai indipendenti, centri sociali, associazioni e gruppi di base.
Questa intervista è stata realizzata da un mio collaboratore un anno fa circa. Mi fa piacere condividerla qui su Blogolonelbuio.

http://www.ndanet.it/home.php


Parlami un po’ del tuo progetto. Qual è l’idea guida? Com’è nato? Come procede?

Il progetto NdA è nato nel 1999 a Milano, su mia iniziativa. L’idea guida che mi animava e che anima ancora il nostro lavoro è quella di far circolare la produzione editoriale di qualità (quella che viene definita piccola e media editoria) in circuiti non convenzionali, paralleli alle librerie canoniche. Luoghi dove il libro non è considerato solo un oggetto di consumo e intrattenimento ma un’esperienza e/o uno strumento di lavoro indispensabile per comprendere il contemporaneo.
Abbiamo cominciato con la distribuzione nella rete dei centri sociali, allora molto attiva nella diffusione e produzione culturale editoriale, allargandoci piano piano al circuito del commercio equoesolidale, ai gruppi, alle associazioni e ai privati che intendono promuovere cultura “dal basso” attraverso la produzione e la diffusione di materiale editoriale. Lavorando intensamente in questa distribuzione alternativa abbiamo pensato successivamente di “portare” la nostra particolarità specializzata anche nel circuito “ufficiale” della diffusione editoriale dando vita, da Rimini (dove nel frattempo mi sono spostato), nel 2002 al progetto Interno 4 ovvero vere e proprie librerie specializzate in editoria di qualità, situate (a differenze degli info shop, versione “ridotta” del progetto Interno 4) nei centri storici delle città. Interno 4 è principalmente una rete di soggetti diversi, solitamente giovani, interessati ad aprire una libreria “alternativa”, che in una forma di semi-franchising si affiliano ad Interno 4 usufruendo di agevolazioni e servizi forniti da NdA. Dal 2002 ad oggi (2009 NdR) abbiamo aperto 26 punti vendita Interno 4 in tutta Italia di cui 20 attualmente attivi.

Che idea ti sei fatto del mercato editoriale italiano? È davvero così in crisi? Se sì, a tuo avviso, a cosa è dovuta questa crisi?

Non credo sia in crisi, credo sia un mercato piccolo ma solido, fatto spesso di lettori preparati ed esigenti ai quali però non viene offerta una proposta chiara e selezionata. L’iperproduzione dei grossi gruppi editoriali e la pessima produzione di alcuni piccoli editori crea la crisi di cui si parla spesso ma sono convinto che questa si potrebbe anche “assestare” o “gestire” se ci fosse da parte di noi editori e distributori una selezione e qualità maggiore nel produrre e una diversa logica nel vendere.
Se invece per crisi intendi quella mondiale, protagonista di questo ultimo anno, non credo toccherà più di tanto un mercato di acquirenti caratterizzato come detto sopra. Ne è riprova il Natale appena passato che oltre a reggere la crisi ha registrato una crescita nelle vendite.
Come detto anche prima, se chi produce e vende la smettesse di lavorare solo sui numeri e cominciasse a considerare i libri natura viva su cui costruire socialità e “senso” gli acquirenti si fidelizzerebbero meglio.

Da distributore come reputi l’attuale meccanismo del sistema delle rese ai librai?

Le rese sono un problema, ma sono anche l’unico strumento che hanno i librai per difendersi dall’iperproduzione. Il gatto si morde la coda come si dice. Io credo che il problema sia, come detto prima, nel vendere bene, il giusto e con chiarezza i prodotti alle librerie le quali a loro volta devono avere un progetto chiaro e non generico per la loro bottega culturale. Dobbiamo costruire distribuzioni specializzate con personale qualificato addetto alla vendita che si rivolga a librerie specializzate con librai preparati e aperti. Ovviamente parlo di piccola e media editoria e librerie di qualità non parlo delle industrie editoriali che vanno sempre di più verso una dinamica ed un mercato diverso da quello di esperienze editoriali o librarie come le intendiamo noi.

NdA distribuisce anche editori che chiedono agli autori contributi per la pubblicazione? Cosa pensi in merito a questo fenomeno?

Ovviamente non abbiamo il controllo degli accordi privati degli editori con i loro autori e neanche ci interessa averlo, non consideriamo quella una discriminante. Scegliamo in base al catalogo, agli argomenti e alla qualità dei prodotti, non sta a noi intervenire nel rapporto tra l’editore e l’autore. Non credo che tra i nostri distribuiti ci siano editori che chiedono contributi agli autori e comunque se esistono, questi siano una minoranza. Anche se in linea di principio crediamo che debbano essere gli editori a pagare la giusta percentuale di diritti agli autori e non viceversa, credo che anche questo aspetto della produzione, che tocca alcuni piccoli, non debba essere per forza demonizzata e non credo sia simile in tutti i casi. Ovviamente parlo di editori con un catalogo, che fanno ricerca e che distribuiscono davvero i libri che producono, perché non conosco assolutamente quegli editori che “truffano” gli autori chiedendogli soldi in cambio di pura e semplice stampa senza alcun lavoro editoriale e commerciale su quanto prodotto.

Parlando di altro. Il copyleft, come forse già saprai, è un modello alternativo di gestione del diritto d'autore. Tu cosa ne pensi? Chi si occupa della distribuzione dei libri deve temere o incentivare l’idea del copyleft, tenendo presente che un’opera così registrata può tranquillamente essere letta gratuitamente (ad esempio anche on line)?

Sosteniamo queste iniziative e anzi abbiamo anche prodotto diversi libri in regime di Copyleft. Le sosteniamo in un ottica di produzione e circolazione dal basso, senza scopo di lucro, perché diversamente siamo per il giusto riconoscimento del lavoro degli editori e degli autori, che se piccoli soprattutto, deve essere tutelato nei confronti del mercato senza etica in cui lavoriamo.

Grazie Massimo.

Grazie dell’opportunità. Alla prossima e in bocca al lupo.

sabato 22 maggio 2010

Silvano Agosti - Discorso tipico dello schiavo

Oggi mi sento di condividere questa bella e oramai nota intervista a Silvano Agosti dal titolo "Discorso tipico dello schiavo" che mi è capitato di ascoltare tempo fa. Mi farebbe piacere avere un vostro parere sulle sue parole.




Silvano Agosti è un noto regista , sceneggiatore e romanziere italiano, autore di numerosi film e documentari. Ha lavorato tra gli altri con Marco Bellocchio ed Ennio Morricone.

La coperta (corta) di Linus

Come già altri blogger hanno fatto riporto anch'io questo post dal blog dello scrittore Matteo B. Bianchi in segno di solidarietà:

LA COPERTA (CORTA) DI LINUS
 
Come forse qualcuno avrà notato, nel numero attualmente in edicola di "Linus" non sono presenti le mie consuete rubriche, le recensioni letterarie di "Shorts" e i racconti dei giovani scrittori selezionati nel "Laboratorio Esordienti". Purtroppo non si tratta di una casualità: non usciranno mai più. Dal momento che non so come altro spiegarlo, dirò le cose come stanno: l'editore mi ha fatto sapere che non mi è più consentito scrivere per la rivista perché a settembre pubblicherò il mio prossimo romanzo con una nuova casa editrice. Ha dunque cancellato una collaborazione che durava da oltre dieci anni, con due rubriche che erano diventate un appuntamento fisso per i lettori, in base a una ragione che non ha nulla a che vedere con il rapporto che lega un giornalista a una testata. La qualità del mio lavoro, la fiducia del direttore e i risultati ottenuti dall'esperienza del laboratorio (i tanti esordienti che poi hanno pubblicato i loro romanzi) apparentemente non hanno avuto alcun peso in questa decisione, che rispecchia più un comportamento di dispotismo politico che di criterio editoriale.
Non voglio farne una gran questione, la gente sul lavoro subisce ogni giorno cose ben peggiori  di queste e ne sono consapevole. Solo mi sembrava corretto nei confronti di chi mi segue da anni su Linus  far conoscere i motivi della mia (indesiderata) scomparsa.


venerdì 21 maggio 2010

Racconto - Casca il mondo di Ruggero Delle Acque


Il breve racconto di oggi, Casca il mondo di Ruggero Delle Acque, mi ha colpito non tanto per la tecnica narrativa con cui è studiato, forse ancora un po' acerba a dire il vero, piuttosto per la capacità dell'autore di descrivere l'ossessione visionaria di un personaggio lucidamente folle. Inoltre, il modo in cui il concetto di dovere viene assimilato quasi ad un tic nervoso compulsivo e il senso di disprezzo con cui il protagonista guarda al mondo circostante - nella ricerca vana della bellezza -, lasciano a mio avviso intravedere l'immagine di quel disagio sociale crescente e claustrofobico che oggi pare dominante.

(disegno di Francisco Fernandez)



CASCA IL MONDO

di Ruggero Delle Acque


Devo contare quarantatre colpi, poi devo fare cinque giravolte toccandomi, nel frattempo, la fronte con la mano sinistra e infine devo saltellare per undici volte con la gamba destra. Se sbaglio qualcosa o non sono sicuro del conteggio devo ricominciare dall'inizio. Se non lo faccio il mondo finirà.

L'ho sempre fatto per vostra fortuna, perchè a me se il mondo finisce o meno non me ne frega un cazzo. Vedo i suoi occhi ogni giorno.
Li vedo nello specchio, li vedo nella tv che mi parla e mi sorride quasi ammiccandomi, li vedo ora mentre fisso lei nella metro e penso a tutto questo.

In pubblico non ho doveri, non posso averne. Mi prenderebbero per pazzo! Non capirebbero. Nessuno capirebbe. Ho l'obbligo di non avere doveri. Figuratevi sorprendere un tizio che timbra e ritimbra un biglietto per ventisette volte.
Cosa direste a un uomo che fa una cosa del genere?
Magari a lui direttamente niente, ma qualcuno di voi si fermerebbe dal primo poliziotto e dietro le spalle sì che parlerebbe, e sputerebbe sentenze chiamandolo pazzo. Che schifo che mi fate. Tutti!
Ma vi salvo il culo ogni giorno. Lo devo fare. E' un mio dovere.

E sì, sono proprio gli stessi occhi, magari è la volta buona.

Perchè non mi guardi? E dai un secondo. Mi basta solo un tuo accenno, guardami!
Ti prego!

Eccoli finalmente.
Sei tu, ne sono sicuro. Oh sì che sei tu.
Ora devi assolutamente guardarmi.

Ma dove vai? Cazzo no! Non correre.

Che ci fa una ragazza a quest'ora tarda, sola qui fuori tra tossici e marocchini? E io gli salvo il culo ai marocchini.
Ma che guardano? Puzzano che sembra di stare da mia nonna in campagna, tra la merda di maiali e galline.
Come fanno quegli occhi dolci a posarsi su questi animali anche solo per sbaglio? Come diavolo fanno?
Mi fanno schifo. I maiali. Ecco perchè non mangio carne di maiale.
Il coniglio invece no, lo mangio. Ha un non so che di pulito e candido. E poi ha due occhi dolci come quelli dei cartoni animati.

Qui non ci sono più tossici o maiali. Qui non c'è nessuno.
Ma dove cazzo vai? E come cazzo faccio a farmi guardare da te.
«Ehi! S-scusami, hai un secondo?» dico.
Perchè non mi guardi? Con quegli occhi che hai! Perchè non mi guardi anche solo per un secondo?
Sei tu, lo so!
«Ehi!»
E gli occhi: «Sì? Ce l'ha con me?»

No! Perchè l'hai fatto? Cazzo, no. No. No. Dannazione no! Ma dovevi proprio parlarmi?
Merda, ce l'hai con me? No, non dovevi parlarmi!
Ora devo, cazzo, devo farlo, per forza.
E quindi tiro fuori di nuovo il coltello.
Poi conto quarantetre colpi. E ora devo fare cinque giravolte toccandomi, nel frattempo, la fronte con la mano sinistra e, infine saltellare undici volte con la gamba destra. Se sbaglio qualcosa o non sono sicuro del conteggio devo ricominciare dall'inizio.
Se non lo faccio il mondo finirà.

Ruggero Delle Acque vive e lavora a Roma. Di giorno è impiegato presso una clinica privata, di notte è scrittore e poeta. I suoi lavori sono apparsi su varie antologie e riviste. La sua mail è jokertry@hotmail.com 

Blogolonelbuio aderisce all'appello lanciato dall'editore Laterza in favore della libertà di stampa

Oggi volevo condividere l'appello dell'editore Laterza a firmare in favore della libertà di stampa e contro il disegno di legge 1425 attualmente al vaglio in Senato. Si tratta a mio avviso di uno dei più gravi attentati alla democrazia italiana.
Di seguito il testo dell'appello:

Il disegno di legge 1425 contenente le norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, dopo essere stato approvato alla Camera e integrato alla Commissione giustizia del Senato sta per essere discusso in Senato.
Così com’è, la legge rischia di compromettere un diritto dei cittadini, tutelato dalla nostra Costituzione: quello di informazione e di critica.
Ci riferiamo in particolare alle modifiche alle disposizioni attualmente vigenti in merito alla possibilità di pubblicare una sintesi degli atti giudiziari (che siano intercettazioni o interrogatori o qualunque altro documento) non più coperti da segreto prima della conclusione dell’udienza preliminare.
Inoltre la legge in discussione in Parlamento aggancia il divieto di pubblicazione a un’altra legge esistente (la 231 del 2001) relativa alla responsabilità amministrativa delle imprese per reati commessi dai dipendenti nell’interesse aziendale. Con il risultato di inasprire le sanzioni previste sia per i giornalisti (fino a 20.000 euro) sia per gli editori (fino a 465.000 euro). Editori che vengono spinti ad un controllo preventivo sull’operato di giornalisti e autori, attraverso l’acquisizione preliminare di informazioni rilevanti sulle loro inchieste.
Se la legge fosse approvata, per far solo un esempio, oggi probabilmente l’opinione pubblica italiana nulla saprebbe della vicenda che ha portato alle dimissioni del ministro Scajola…
Riteniamo dunque che il nostro paese corra il rischio di una grave limitazione della libertà di stampa, parte essenziale di uno Stato di diritto liberale e democratico. E questo vale non solo per i giornali ma anche per i libri, che svolgono anche in Italia una funzione essenziale per consentire ai cittadini una scelta democratica libera e consapevole.
Ancor più grave sarebbe poi l’effetto sulla società civile. Come chiarito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, la cronaca giudiziaria è essenziale in democrazia per consentire ai cittadini di verificare il corretto funzionamento della macchina della giustizia. Privati delle informazioni necessarie non potrebbero formarsi una opinione equilibrata sulla legittimità delle azioni intraprese dalla magistratura, come invece nei recenti casi sopra citati la cronaca giudiziaria ha consentito loro di fare.

Per aderire all'appello premi qui.

giovedì 20 maggio 2010

Intervista a Giuseppe Genna: cos'è la coscienza?


Giuseppe Genna - Scrittore italiano. Tra le sue opere da ricordare: Grande Madre Rossa (Mondadori), Il caso Battisti (con Valerio Evangelisti e Wu Ming 1, Nda), L'anno luce (Marco Tropea), Costantino e l'impero (con Michele Monina - Marco Tropea), Dies Irae (Rizzoli), Medium (2007) disponibile on line, Hitler (Mondadori), Italia De Profundis (minimum fax), Le teste (Strade Blu, Mondadori) e Assalto a un tempo devastato e vile (peQuod, 2001; Mondadori, 2002 e, in versione estesa, minimum fax 2010).

Il suo sito è www.giugenna.com


Ciao Giuseppe e grazie di cuore per aver accettato di fare questa piccola chiacchierata qui su Blogolonelbuio. Parto subito chiedendoti quali sono stati i tuoi primi passi da scrittore? Hai mai pensato che quest’attività potesse trasformarsi in un lavoro?
 
La mia formazione è di tipo poetico. Fino ai 26 anni non avrei mai immaginato di scrivere prosa, tantomeno romanzi, tantomeno di appoggiarmi a un genere. Sono cresciuto sotto il magistero del poeta Antonio Porta, proseguito poi con l’esperienza di redazione presso il mensile “Poesia”, che l’editore Nicola Crocetti porta da decenni in edicola, con uno sforzo encomiabile. Il primo nucleo di prosa è nato quando amici poeti contemporanei, Stefano Dal Bianco e Mario Benedetti, mi fecero comprendere quanto fossi inadatto a muovere alcunché attraverso la versificazione. In effetti mi serviva un gesto lungo e frammentato, che poi si è tradotto nella nascita del primo nodo di “Assalto a un tempo devastato e vile”, ora giunto alla sua terza versione con minimum fax.
Non ho mai ritenuto possibile diventare bestsellerista né mi è passato per il cervello di tentare quella via. Non credo che più di 15.000 lettori al massimo possano essere in qualche modo interessati ai miei libri – e sto calcolando davvero per eccesso. Del resto, quasi tutto il mercato editoriale esprime cifre di vendita clamorosamente più basse di quelle che si vantano in giro. In ragione di ciò, mi ha sorpreso riuscire a fare, per due anni, lo scrittore a tempo pieno. Se potessi evitare di lavorare, per dedicarmi allo studio e alla scrittura, lo farei immediatamente. Servirebbe però un mecenate, non vivere a Milano, avere coraggio.

Tu che oggi sei un autore italiano molto apprezzato, che idea ti sei fatto dei nuovi autori? Ce n'è qualcuno che ti impressiona favorevolmente?

Tutta la domanda mette a nudo meccanismi che sono percettivi e rischiano di costruire canoni, apparati critici sul presente e anche mercato. Funziona proprio a partire da determinate impressioni e da determinati “influenzatori” (io non sono tra costoro) la corsa all’esordiente che “funziona” (un orrendo verbo utilizzatissimo in editoria). Per anni, ovviamente, insieme a tanti altri colleghi, mi sono battuto per l’apertura: alla comunità intellettuale, alla possibilità di esordire per scrittori e scrittrici che non aderivano a mafia alcuna, per creare attenzione intorno a casi particolarmente virtuosi di letteratura. Resto fermo all’impressione che mi hanno fatto due coetanei, di cui uno peraltro è mio amico da lunga pezza. Perciò scardino la tua domanda, e me ne scuso. Io ritengo che Sappiano le mie parole di sangue (Rizzoli), di Babsi Jones, autrice milanese ritiratasi da qualunque forma pubblica di esposizione ma anche di reperibilità, sia il miglior libro italiano di questi anni. Intendo che si tratta di un libro di livello continentale e forse anche più che continentale. Igino Domanin è l’altro autore che, a me e solo a me (davvero: senza intendere imporre ad alcuno letture, bensì rimanendo nel cerchio del mio piacere), sembra determinare una svolta linguistica e un affondo nella sostanza stessa dell’immaginare attraverso scrittura, fino all’annullamento dell’immagine stessa – e questa, a me, interessa molto. Se per nuovi autori intendiamo l’arco che va da Paolo Giordano a Silvia Avallone, direi che l’unico a interessarmi è Alcide Pierantozzi, che nel 2006 ha esordito ventunenne con Uno in diviso (Hacca) e poi è stato pubblicato due anni dopo da Rizzoli col suo monumentale e antiaristotelico L’uomo e il suo amore. Esordi sconcertanti: Giorgio Vasta, un altro mio coetaneo, nel 2008 con lo splendido Il tempo materiale (minimum fax) e il tormentatissimo ma visionario Emanuele Tonon con Il nemico (Isbn, 2009).

Io ho come l'impressione che più passi il tempo e più si stia perdendo la capacità di aggregarsi, di fare gruppo, mi pare di notare una sempre maggiore difficoltà nel dialogo costruttivo, nel relazionarsi personalmente e in maniera profonda, nel confrontarsi (cosa che forse ancora diversi decenni fa, bene o male, avveniva). Ovviamente generalizzo, non è così per tutti, grazie a dio, inoltre è possibile che sia io poco lungimirante nel dire questo. Tu che da anni ormai sei presente sul web, e sei piuttosto attivo sui social network, credi che questi strumenti possano in qualche modo funzionare da nuovi centri di aggregazione sociale?

La Rete ha molto aiutato e una militanza culturale indefessa, cominciata agli esordi del Web, ha permesso di infittire dialoghi e rapporti. Sui giovanissimi non ho nulla da dire, è una realtà microsociale a me ignota al momento. So però che tra scrittori si parla, si esprimono giudizi, si interviene, anche con quel carico di gossip e di indecenze pettegole che c’è sempre stato. Se poi si vuole dire che la nostra generazione italiana non ha un Saint-Beuve che mette le corna a Victor Hugo – beh, non lo so; so per certo che qualche scrittore ha messo le corna a qualche altro scrittore. Il problema centrale, rispetto a ciò che domandi, è effettivamente se esiste ancora una comunità umanistica nel senso che l’aggettivo ha avuto fino a qualche decennio fa, oppure se il senso è mutato e l’umanismo assume significati differenti. Il futuro non è più quello di una volta: propendo per la seconda ipotesi e credo che sia doveroso non essere catastrofisti e osservare quali forme emergeranno da un contesto di umanismo rinnovato (inclusa, tra queste forme, la possibilità stessa di una trasmutazione totale dell’espressione culturale così come la recepiamo oggi).

Quindi hai fiducia nel fatto che in un modo o nell’altro la comunità intellettuale, nel tempo, riuscirà a rigenerare se stessa (e l’arte e l’uomo). Non credi però possa esserci il pericolo che un mercato editoriale così spregiudicato e aggressivo (come non mai nella storia), fatto soprattutto di marketing e immagine, di esposizione mediatica e, non sempre ma spesso, di pochi contenuti, possa in qualche modo essere una tentazione in grado di ostacolare la nascita di questo umanismo rinnovato e far dunque perdere definitivamente la rotta (alla comunità intellettuale, all'arte e all'uomo) così come avvenuto in tanti altri settori (anche nel mondo dell'arte)?

Non sostengo questa tesi tanto ottimistica. Dico che osservo la situazione e che non dispero in una sorta di trasmutazione totale del contesto umanistico. Potrebbe accadere l’opposto. Secondo me, quanto a umanismo tradizionale, questo è un tempo che per le arti corrisponde grosso modo all’VIII secolo d.C italiano: ricordi qualcosa di memorabile in quel periodo? Pochissimo. Ciò che di enorme hanno compiuto le discipline umanistiche è la tecnologia a compierlo oggi. Accelererà. Il punto è che essa dipende moltissimo da come penseremo domani e, quindi, nuovamente, da un elemento ineliminabilmente umanistico. Il problema definitivo è la coscienza: cos’è la coscienza. A me, francamente, poco importa se sia l’arte o la scienza o entrambe a spingermi a comprendere realmente cosa sia la coscienza. In questo senso, l’umanismo è penultimo quanto la tecnologia: ultima è solo la barriera della coscienza. Ad arrivare a tale barriera mi serve Kafka – ma questa è una prospettiva del tutto personale.

Te la senti di dare un consiglio pratico ai bravi autori che faticano a trovare spazi?

Fondamentalmente: pubblicare in Rete; informarsi su quali sono i centri di quel sistema piccolino che è il network dell’industria culturale di oggi e lì insistere, nei gangli, che sono poi editor e scout, spedendo manoscritti; contattare piccole realtà editoriali. Premessa a tutto ciò: leggere molto, avere letto molto. Conclusione post-pubblicazione: lavorare su se stessi.

Stai lavorando a qualcosa di nuovo?

Sì. Una spy-story che ruota attorno a un buco bianco, che è l’idea stessa di spettacolarizzazione del potere e di immaginario popolare devastante degli anni Ottanta e Novanta, prima che accadesse “qualcosa” e si ponesse un discrimine tra ciò che eravamo e ciò che siamo o saremo. Mi interessa molto lavorare sulla renitenza a smettere di rappresentare il femminile con violenza implicita, così come operare sull’idea di sguardo collettivo (o privato) nella sua equivalenza allo stupro anziché all’accoglimento empatico. Non è un thriller tradizionale e nemmeno una spy-story ortodossa – tuttavia l’intelligence gioca un ruolo determinante, crea un mistero di risonanza enorme. Nuovamente giocherò con la plastilina della letteratura di genere, poiché avverto che il lavoro non è ancora finito: l’avvento dei serial americani, da “Six feet under” in poi, richiede un avanzamento della retorica letteraria, un adeguamento al livello di contagio estetico che altri media vanno a imporre sulla letteratura.

mercoledì 19 maggio 2010

Edoardo Sanguineti

Nato a Genova il 9 dicembre del '30, fu docente di letteratura italiana presso le Università di Torino, Salerno e poi Genova e fu esponente di punta della neo-avanguardia del Gruppo 63. Fu autore di poesie in cui la dissoluzione del linguaggio, raggiunta attraverso la commistione delle forme linguistiche, intende porsi come registrazione della crisi storica dell'ideologia borghese, politica e letteraria: Laborintus (1956), Triperuno (1960), Wirrwarr (1972). A partire da Postkarten (1978), e poi con Stracciafoglio (1980), e Scartabello (1981) lasciò emergere progressivamente, nel recupero della comunicazione verbale, un registro parodico-ironico, tendenzialmente diaristico. Le sue raccolte poetiche sono: Segnalibro (1982), Bisbidis (1987), Senza titolo (1992), Corollario (1997) e Cose (1999). Nei romanzi, tra cui si ricorda Capriccio italiano (1963), prevale un sistema ludico di smontaggio delle tradizionali forme narrative e una volontà di recupero del linguaggio 'basso'.

Identikit

mi autoproduco, fragile, mi clono,
stacco me da me stesso, e a me mi dono:
mi autodigitalizzo, ologrammatico,
replicandomi in toto, svelto e pratico:
mi automaschero e, assai plasticamente,
sindonizzo il mio corpo, e la mia mente:
mi autoregistro, ormai, se mi iconizzo,
cromocifrato in spettro – e mi ironizzo:

(dalla raccolta Varie ed eventuali)

martedì 18 maggio 2010

Racconto - Estasi di Giorgio Arcari

Non è facile in poco spazio dare corpo ad una storia carica di suspense dipingendo al tempo stesso una buona ambientazione e un protagonista convincente. Il racconto di apertura che Blogolo nel Buio propone, "Estasi" di Giorgio Arcari, è un esempio di come, con i giusti accorgimenti, ciò sia possibile. Un racconto godibile dedicato a chi apprezza la fantascienza. 




 ESTASI
di Giorgio Arcari

Si poteva credere che fosse nata solo per quello. Ultima della sua razza, antica come la galassia, rifugiata su quel piccolo pianeta meta ormai da millenni di un difficile pellegrinaggio. I suoi nomi erano infiniti. Bastava che la sua storia raggiungesse un angolo della galassia e la fantasia dei popoli faceva il resto. Regina di Saba, Salomè. Dalla Terra migliaia di accecati avventurieri erano partiti per quel viaggio impossibile. Nessuno era mai tornato. La creatura non aveva bisogno di darsi un nome. Era unica, anche se la compagnia non le mancava. L’universo andava a lei. O lui. O qualsiasi genere che traesse piacere dall’atto sessuale esistente nell’universo. Era compatibile con tutti e ad ognuno prometteva la conoscenza della sensualità suprema, il sesso più incredibile. E l’orgasmo eterno.

Dalla terra partivano soprattutto uomini, maschi, e Stephen era uno di loro. Via con altri duecento compagni, alla volta dell’estasi, li aveva visti morire uno dopo l’altro, tappa dopo tappa. In dieci, troppo pochi per governare la nave, si erano schiantati sul pianeta. Stephen era l’unico sopravvissuto. Non che gli importasse per la nave. Non sarebbe tornato indietro. Per i compagni sì, anche se così era più  eccitante. Si sentiva prescelto da lei. Da lei, sì, per un umano maschio era indubbiamente una lei e Stephen sentiva il suo canto che lo attirava. Attraverso il deserto. Attraverso le città abbandonate.  Attraverso l’enorme ziqqurat, nella sala centrale, grande e buia. Lei era lì. Non la poteva ancora vedere, ma la sentiva. Parlò.

domenica 16 maggio 2010

Intervista ad Angela Bubba (La casa - Elliot edizioni)

Angela Bubba è nata a Mesoraca nel 1989 (già, nel 1989!). Ha vinto il premio Verga 2006 ed è arrivata seconda al Premio Campiello Giovani 2007 e al Premio Calvino edizione 2008. La Casa (candidato al premio Strega 2010)è il suo primo romanzo.

Ciao Angela, benvenuta su Blogolo. E' davvero un piacere averti qui. Iniziamo subito. Per prima cosa vorrei che mi parlassi un po' del tuo romanzo La casa (Elliot - attualmente candidato al premio Strega).

La Casa è la storia di una famiglia, calabrese ma non solo, allegra e infelice, ma non solo. La recensione presente sul libro dice che è spassosa, infernale!, ma anche fragilissima aggiungerei. Ogni famiglia è uno scrigno di perenne bilico, di piccoli baratri con i quali cresciamo, e che riguardano tutti, genitori e figli, più o meno vecchi. E' una storia che ha come sfondo un ambiente conosciuto, la famiglia di mia madre cioè, ma per il resto non ho cercato di fare tripudi regionali o teatri della tipicità o del campanilismo. Il mio intento era dipingere una famiglia a livello intenzionale, emotivo, la famiglia psicologicamente "normale" (ma mai dimenticandomi che si trattava di una famiglia meridionale).

E mi pare che tu ci sia riuscita. Sei giovanissima e con questo lavoro d'esordio hai scritto un qualcosa che personalmente trovo appassionante, soprattutto per ciò che riguarda il linguaggio «bizzarro» che hai scelto di utilizzare. Com'è che ti è venuto fuori questo stile?

Il panorama narrativo italiano contemporaneo non lo trovo molto stimolante, con le dovute eccezioni. Tantissime sfumature, tantissimi "colori" si stanno perdendo. Ci sono mille modi per rendere a parole un gesto, ma tuttavia non ci si spreca, si utilizza un solo verbo. Perchè?, mi sono chiesta. O meglio, sono stati gli scrittori che ho letto a farmelo domandare: Elsa Morante, i russi, Verga e Pirandello, Virginia Woolf, e molti altri. Non c'entra la nazionalità, c'entra la forza di attenzione e penetrazione che mi hanno trasmesso, quella che ogni scrittore dovrebbe avere (ed emanare). Nel caso peculiare de LA CASA, essendo una storia calabrese, ho cercato di caratterizzarla dal punto di vista della lingua. Aveva bisogno di quelle parole per vivere e raccontarsi.

Passiamo alle curiosità. Come sei entrata in contatto con il tuo attuale editore? Come hai proposto il tuo manoscritto inedito? Ti va di spiegare l'iter che ti ha portato a pubblicare con loro?

Avevo partecipato, con buoni esiti, a molti concorsi. Fortunato è stato il Premio Calvino, a Torino. Sono arrivata finalista nell'edizione del 2008. Lì sono stata notata dalla Elliot Edizioni, successivamente sono stata contattata da Massimiliano Governi, editor de La casa appunto, che mi ha aiutata e guidata nel corso della stesura del romanzo.


Una domanda che forse interesserà alcuni degli addetti ai lavori che frequentano questo blog. Cosa ne pensi degli agenti letterari, ne hai già uno, lo stai cercando, o magari preferisci il rapporto diretto con gli editori?


Non ho mai avuto un agente letterario. Ho sempre fatto tutto da sola. Credo che il rapporto con l'editor sia fondamentale, è un po' il secondo genitore del libro. Ovviamente occorre molta fortuna nel trovare l'editor,e da questo punto di vista mi reputo molto, molto fortunata.

Prima di approdare al tuo editore sei mai entrata in contatto con case editrici a pagamento? Che ne pensi di questo fenomeno?

Sì, purtroppo anche io ho alle spalle brutti ricordi editoriali. E' nauseante, ridicolo. Si riduce l'arte a un'impresa, a una bancarella di soldi e superficialità. Pubblico per vendere sì, è un giusto principio, ma pubblico SOLO per vendere è mostruoso.

E per finire... chi vince lo Strega?

Chi vince lo Strega? Bisognerebbe chiederlo a Merlino. Ma Artù arriverà, prima o poi. Di questo ne sono sicura.

Ciao Angela e in bocca al lupo!

sabato 15 maggio 2010

Lite Mondadori - Greenpeace: l'editoria italiana uccide l'ambiente

Oggi mi andava di ficcare il naso nel salotto virtuale di casa Mondadori. Quindi prendo il caffé, mi accendo una sigaretta e mi metto comodo davanti al computer. Poi apro la pagina Mondadori e vedo che si discute di una questione che da sempre mi sta a cuore e cioè la produzione di libri tramite l'utilizzo di carta riciclata e/o certificata «amica dell'ambiente». Non so se ne siete a conoscenza ma grazie ad un lavoro svolto da Greenpeace è ora possibile avere un quadro di come i nostri editori si comportano nei confronti dell'ambiente... e stando a ciò che dicono loro il risultato è francamente desolante. I maggiori gruppi editoriali non raggiungono la sufficienza poiché, a dire di Greenpeace, non riescono a certificare la provenienza della loro carta (Qui la classifica da loro stilata).
In quanto primo gruppo editoriale italiano è stata subito interpellata la Mondadori che dalla sua pagina Facebook ufficiale si difende così: «Sulla bontà del report di Greenpeace non discutiamo: siamo nella classifica tra quelli "che potrebbero migliorare" e lo prendiamo come uno stimolo (del resto la situazione è già molto migliorata rispetto a una decina di anni fa). [...] Quello che possiamo dire è che la quasi totalità della carta acquistata dagli stampatori presso cui ci serviamo viene dalla Finlandia, che è il maggior produttore mondiale ed è dotato di politiche di riforestazione molto serie (aree molto vaste del nord del paese sono destinate a questo)».
Qui accendo una seconda sigaretta e mi metto più comodo. Il discorso mi lascia un po' interdetto: come sarebbe? Dato che la Finlandia è un paese serio allora sicuramente la carta sarà certificata? Mmm... non lo so, ma in questa logica qualcosa non mi convince.
Ma Mondadori (a cui in questo frangente va dato sicuramente atto di essere aperta al dialogo, Feltrinelli ad esempio si è addirittura rifiutata di rispondere) insiste: «La Finlandia è, semplicemente, il paese che più produce e meglio controlla la propria produzione. Per ogni ettaro che viene abbattuto ce n'è un altro che viene piantato. Questo non solo perché è giusto, ma anche perché sanno benissimo che finirebbero le proprie foreste in pochi anni. Noi, che come editori siamo clienti degli stampatori (i quali sono clienti dei produttori di carta), rifornendoci in Finlandia sappiamo che le regole verranno da loro rispettate. Quello su cui si può migliorare, e già è stato fatto negli ultimi anni, è di selezionare certi tipi di carta piuttosto che altri. Qui il discorso si fa molto tecnico e difficile. Comunque sia, la classifica di Greenpeace è basata su un questionario fatto agli editori. Non sappiamo quali siano i dati tecnici di base che hanno utilizzato come riferimento (non sono stati pubblicati, o almeno noi non li vediamo sul sito) ».

In verità Greenpeace il questionario con i dati tecnici richiesti agli editori li ha pubblicati (Qui) e alla domanda netta: sì, va be', viva la Finlandia, ma «avete dei documenti che certifichino la provenienza della vostra carta?» la redazione non risponde.

A questo punto interviene Omar Bozzini, il responsabile tecnico del gruppo Mondadori chiamato probabilmente a gran voce dalla redazione: «[...] Parlando tecnicamente» dice «le loro richieste (di Greenpeace, ndr) sono: o siete FSC (certificazione «Greenpeace», ndr) o siete illegali, purtroppo non è così e le cartiere che forniscono la carta per i libri Mondadori sono tra le più tecnologicamente e eticamente avanzate d'Europa».
Ma è la responsabile della campagna Foreste di Greenpeace, Chiara Campione, a chiudere (almeno per ora) rispondendo a tono: «Riguardo al suo rammarico sulla bontà del nostro questionario vorrei tranquillizzarla. Chi scrive è responsabile della campagna Foreste di un’organizzazione internazionale come Greenpeace, che ha alle spalle decenni di esperienza, ricerca e credibilità sulla questione della protezione delle foreste. Sono, inoltre, un Ingegnere agronomo con un dottorato in Gestione Forestale e, anche se la cosa la stupisce, perfettamente in grado di giudicare la carta di Mondadori.
Ha il mio numero di telefono, mi chiami quando vuole. Oppure venga a trovarci al Salone del Libro. Siamo al Pad 2, Stand F133».
Mah, c'è da dire che ho seguito la lite con interesse. Voi che idea vi siete fatti?
Io a questo punto ho spento anche la mia terza sigaretta. E ora ne accendo un'altra.

Per saperne di più cliccate GreenpeaceItalia.

venerdì 14 maggio 2010

Istat - rilevazione Lettura di libri in Italia: lettori in aumento in special modo tra i giovani


Dalla rilevazione Lettura di libri in Italia pubblicata il 12 maggio 2010 dall'Istat, arrivano, grazie al cielo, notizie vagamente positive. Siamo ancora lontani dagli standard europei, sia chiaro, ma possiamo finalmente affermare che i lettori italiani, che l'Istat quantifica come il 45,1% della popolazione dai 6 anni in su, sono in aumento (+1,1% rispetto allo scorso anno). Il campione preso in considerazione è di 48 mila individui distribuiti per età, sesso, titolo di studio e condizione sociale.
Quella che secondo me è la notizia migliore è che pare siano in aumento i giovani lettori (che arrivano, nel picco 11-14 anni, fino al 64,7%... be', non male direi). Naturalmente leggono di più le donne, meglio se colte, ricche e belle (no, belle no, scherzavo, l'ho aggiunto io!).
Il sud fatica e il Friuli-Venezia Giulia e il Trentino-Alto Adige (entrambe a una quota di lettori pari al 56%) a momenti non mi doppiano la Sicilia (ferma al 31,5%).
Va be', su, che dire... tutto sommato oggi il bicchiere è mezzo pieno!

"L'accostamento alla lettura è un processo complesso, di difficile interpretazione e condizionato da un numero considerevole di fattori psicologici, relazionali, sociali e culturali. Sul versante familiare gli stimoli offerti dai genitori possono influenzare in modo determinante l’interessamento alla lettura di bambini e ragazzi. Un elemento che può influire sulle abitudini di lettura dei ragazzi, e che è strettamente collegato al titolo di studio e al comportamento di lettura dei genitori, è il numero di libri presenti in casa: in altri termini il crescere in mezzo ai libri" (dalla bozza Istat - Lettura di libri in Italia 2009).

Qui il testo completo.

giovedì 13 maggio 2010

Booktrailer di 999 L'Ultimo Custode di Carlo Martigli



Qui il booktrailer di 999 L'ultimo custode (Castelvecchi editore)di Carlo Martigli.

Intervista a Carlo Martigli (autore di 999 L'ultimo custode)

Carlo A. Martigli è autore di saggi e romanzi, editor, consulente editoriale e giornalista. Tra i suoi romanzi da ricordare su tutti il caso editoriale del 2009 - 999 L'ultimo custode (Castelvecchi editore).

Ciao Carlo e grazie infinite per aver accettato questa intervista malgrado i tuoi impegni. Mi fa davvero piacere scambiare due chiacchiere con te.
Allora, tu sei uno scrittore, un editor, un consulente editoriale, un giornalista e di recente anche uno sceneggiatore, dato che hai iniziato un progetto con la Margot produzioni. Però prima lavoravi in banca, dico bene? Cos'è accaduto, com'è avvenuta questa trasformazione? Come sei diventato scrittore?


Ho sempre avuto la passione della lettura e della scrittura, ma tragiche vicende familiari mi obbligarono a suo tempo di scegliere un lavoro che portasse il pane a tavola. Poi fu più l'abitudine che la necessità a tenermi lontano dallo scrivere. Ma il fuoco covava sotto la cenere. E un giorno, gettando via tutte le sicurezze, con grande paura e un minimo di coraggio, ho deciso che nella seconda parte della mia vita avrei fatto ciò che desideravo sopra ogni altra cosa. Uno dei più importanti agenti italiani, Pier Giorgio Nicolazzini, ha avuto fiducia in me, sempre e mi ha sostenuto nei momenti più difficili. Poi è arrivato 999 L'ultimo custode (Castelvecchi). Posso però dirti una cosa: da quella notte in cui presi la decisione, pur con tutte le preoccupazioni, anche economiche, ho ricominciato a dormire come un bambino.

Da consulente editoriale e talent scout come vedi i giovani scrittori? Ti è capitato qualche volta di scovare tra i manoscritti che ti arrivano per posta qualche lavoro degno di nota che poi ha ottenuto la pubblicazione (e magari anche un discreto successo di vendite e/o di critica)?

Giovani scrittori sono coloro che, a prescindere dall'età anagrafica, hanno la passione dentro e l'umiltà di affrontare passo dopo passo il difficile mestiere di scrittore in una società che considera la cultura un optional anziché un must. Per questo credo sia quasi un dovere sociale leggere i manoscritti e cercare di capire se meritano di essere pubblicati, a prescindere dal contenuto, siano essi saggi o romanzi. Come editor professionale e come consulente editoriale ho accompagnato alcuni scrittori nel percorso dal manoscritto alla pubblicazione. Tra quelli più recenti (tutti editi da Castelvecchi) ricordo Cucinami! di Anna Maria Tedesco, un mix di racconti e ricette intriganti e simpatiche, 16 Giorni di Guido Jucci, avvocato e filosofo, un romanzo molto particolare, dalle mille sfeccettature. Ambedue con ottimi risultati di mercato pur essendo due generi totalmente diversi. E di prossima uscita un saggio del professor Silvano Fuso, Il Libro dei Misteri Svelati sui "falsi" misteri che sono a volte strombazzati in giro come veri, e Humus di Enrico Miceli, un fantastico splatter a metà strada tra Quentin Tarantino e Irvine Welsh.

Tu sei tra l'altro l'autore del romanzo 999 L'ultimo custode (Castelvecchi) che è stato forse il caso editoriale del 2009 con un boom di vendite impressionante per il mercato italiano, e che ora si appresta ad essere tradotto praticamente in mezzo mondo. Come si realizza un lavoro in grado di avere un tale apprezzamento di pubblico?

Non lo puoi sapere mentre lo scrivi. La condizione necessaria è metterci dentro passione (io dico sempre che scrivo con la pancia), tecnica (scrivere è comunicare), conoscenza di ciò che si scrive. Aggiungi un buon agente, un buon editore, un buon ufficio stampa e una buona distribuzione. Ma non è condizione sufficiente. 999 L'ultimo custode ha avuto un'enorme spinta dal passa parola, e poi da lì è arrivata la stampa e la televisione. Critica e pubblico, una volta tanto, sono stati d'accordo. Ora vediamo che cosa avvine in Europa, naturalmente. Ricordando che esiste anche l'imponderabilità del fattore "C".

Pensi che pubblicare racconti su blog o riviste possa essere utile ad uno scrittore al fine di attirare l'interesse di una casa editrice su di sé?

Non sono un assiduo frequentatore di blog, perchè non ne ho il tempo, anche se mi piacerebbe. Ho amici che però a volte mi segnalano racconti divertenti e/o interessanti. Un racconto ha tuttavia una filosofia totalmente diversa dal romanzo. Scrivere (ed essere pubblicati con buone prospettive di riuscita) è essere capaci di correre una maratona senza indicazioni stradali, un racconto è invece una corsa di 100 metri in pista. Solo pochi e fortunati centometristi sono pubblicati e tra questi sono ancora più rari coloro che vendono, e che quindi sono interessanti per un editore. Scrivere racconti è però un inizio, una sorta di allenamento,  e un blog è sicuramente un mezzo per farsi apprezzare. Dopo, però, occorre cercare di fare il salto di qualità e sfidarsi, con grande pazienza e forza di volontà.

Credi che un autore possa riuscire a vivere solo di scrittura?

Ci riescono in pochi. In Italia la maggior parte degli scrittori vive per lo più di un secondo lavoro che magari non ha niente a che fare. Insegnanti, magistrati, avvocati e via dicendo, che arrotondano con le pubblicazioni. Non è il mio caso, ma solo grazie a un successo internazionale come 999 L'ultimo custode.

Hai un'agenzia che ti rappresenta?

Sì, è la PNLA Pier Giorgio Nicolazzini Literary Agency. E' una delle migliori e più importanti agenzie letterarie italiane. per me (e non solo per me, ha nella sua scuderia fior fiore di colleghi) è la numero 1. E' importante, anche per chi comincia, avere un agente. E' colui che ti segnala agli editori, se vali qualcosa anche come "mercato". Inutile, lo dico chiaramente, mandare manoscritti agli editori: nel 99% dei casi, non sono nemmeno letti. Cosa che non succede quando è un agente a inviargli un manoscritto. Ma attenzione un vero agente si remunera solo con le percentuali sulle vendite. Un agente che chieda soldi per "spingere" un libro è solo un parassita dal quale è meglio stare alla larga. Così come con gli editori che chiedono contributi alla pubblicazione.

Un'anticipazione su qualche progetto futuro?

Il mese prossimo usciranno per Castelvecchi i primi tre volumi di una collana che ho voluto e che curo che si chiama Italia Misteriosa. le prime tre regioni saranno Liguria, Emilia Romagna e Toscana. 52 luoghi misteriosi da visitare, uno per settimana, un omaggio di ogni scrittore alla propria regione. Valerio Lonzi per la Liguria, matteo Bortolotti per l'Emilia Romagna e io per la mia Toscana Misteriosa. Per quanto riguarda invece il mio prossimo romanzo (tra l'altro già comprato dalla Germania a scatola chiusa) posso solo dirti che non tradirà il pubblico di 999 L'ultimo custode. Il contenuto è invece top secret, anche perché se i segreti del Conte di Mirandola hanno suscitato tanto interesse, l'argomento del prossimo libro ha qualcosa di veramente sconvolgente. Solo il mio agente è al corrente del contenuto...e non parla!

Be', aspettiamo con impazienza allora.
Grazie Carlo per la tua disponibilità.

mercoledì 12 maggio 2010

Feltrinelli, GeMS ed Rcs danno vita a Edigita: il futuro sarà ebook?



Sul sito di Affari Italiani ho trovato questo interessante articolo sulla nascita di un progetto per la distribuzione degli e-book gestito dai grandi gruppi editoriali (con l'esclusione di Mondadori). Mi piacerebbe sapere la vostra opinione in merito. Il futuro potrà essere ebook?

Feltrinelli, Messaggerie Italiane con GeMS e RCS Libri annunciano la nascita del progetto Edigita – Editoria Digitale Italiana, la prima piattaforma digitale italiana dedicata esclusivamente alla distribuzione degli eBook, promossa da uno sforzo comune di tre fra i maggiori gruppi editoriali. Il progetto Edigita, di fronte alla sfida globale della digitalizzazione, nasce dalla volontà degli editori promotori di unire e potenziare i propri sforzi nella conquista del mercato eBook e degli eBook Reader. L’obiettivo è di realizzare un’unica infrastruttura comune per la distribuzione online dei testi digitali condividendo gli ingenti investimenti richiesti e offrendo nel contempo l’opportunità a tutti gli altri editori di accedere alla più ampia repository di titoli italiani. In questo modo si garantisce inoltre a chi si occupa da sempre di contenuti di mantenerne il controllo anche nelle modalità distributive e di vendita digitali restando protagonista di questa evoluzione. Edigita si propone di mettere gli editori italiani in condizione di offrire le proprie edizioni anche in formato eBook attraverso i più popolari device presenti e futuri, mirando alla massima diffusione e fruizione del testo elettronico e agendo come fornitore di servizi sia per gli e-retailers italiani (ibs.it, LibreriaRizzoli.it e laFeltrinelli.it in primo luogo) che per i siti di e-commerce stranieri (come ad esempio Amazon.com o iBooks.com).

Più in dettaglio, Edigita si propone:
a) il raggiungimento del maggior numero di lettori possibili, realizzando un’unica piattaforma di distribuzione digitale B2B in grado di servire tutte le librerie online italiane e straniere
b) l’ampliamento del servizio ai lettori, tramite una nutrita offerta di titoli in lingua italiana, proposti nei formati più diffusi (ePub e PDF)
c) la protezione dei diritti degli editori e degli autori tramite le funzionalità di DRM, disponibili in opzioni differenziate secondo le necessità di ciascun editore
d) la semplificazione dei processi amministrativi di editori e negozi on-line, offrendo loro un ruolo di intermediazione amministrativa e non commerciale (saranno infatti i singoli editori a mantenere la relazione commerciale diretta con gli e-retailers)
e) l’accesso alla piattaforma a parità di condizioni per tutti gli editori italiani che vorranno aderire, garantendo la gestione del catalogo degli eBook e offrendo servizi aggiuntivi quali consulenza, conversione ecc.
f) il rispetto dell’autonomia degli editori, che potranno usufruire dei servizi Edigita allo stesso titolo dei soci promotori, mantenendo la piena autonomia su qualsiasi tipo di politica commerciale (definizione dei prezzi, sconti ecc.)

Per raggiungere questi obiettivi, Edigita gestirà una piattaforma informatica che sarà in grado di ricevere e archiviare i file digitali prodotti dagli editori, di applicare le necessarie protezioni (DRM), di distribuire i file archiviati agli e-retailers (negozi online, ma in prospettiva anche le librerie tradizionali) che a loro volta li venderanno ai consumatori finali e di gestire tutte le procedure di interfaccia tra editori e e-retailers e le relative transazioni amministrative. I soci fondatori di Edigita prevedono di rendere disponibili attraverso la piattaforma, già a partire dall’autunno di quest’anno, più di duemila titoli fra saggistica e narrativa, novità e catalogo. In questo modo chi per Natale vorrà regalarsi o regalare un e-reader, qualunque e-reader, potrà trovare nelle librerie online una ampia gamma di eBook nella nostra lingua.

La quota di mercato dell’eBook negli Stati Uniti è stata nel 2009 inferiore al 2%, ma secondo le previsioni tale cifra crescerà fino al 15-20 per cento entro il 2015. Prevediamo che il mercato italiano degli eBook possa raggiungere almeno i 60-70 milioni di euro nel 2015 con una quota non inferiore al 4-5%. Queste stime di mercato mostrano l’interesse dei lettori nella fruizione dei contenuti editoriali attraverso molteplici canali. Il successo degli eBook Reader proposti sul mercato internazionale nell’ultimo anno dimostra che il mercato degli eBook non è un fenomeno di nicchia, ma una tendenza sostenuta da innovazione di prodotto e di servizio.

Per tutti questi motivi, i gruppi editoriali promotori di Edigita si sono avvalsi delle competenze di CEFRIEL – Politecnico di Milano al fine di realizzare un nuovo modello di relazioni con la filiera editoriale (editori, librerie e lettori). CEFRIEL ha affiancato i soci fondatori nell’avvio della start-up dalla realizzazione di uno studio preliminare sulla dimensione e tipologia del mercato eBook al piano di business, dall’identificazione della piattaforma tecnologica ai requisiti funzionali e tecnici per le operazioni di gestione, di distribuzione e di vendita dei contenuti.
Gli editori italiani che partecipano a questa iniziativa sono decisi a fare in modo che chi da sempre investe nella ricerca e nel finanziamento della creatività resti protagonista anche in questa nuova era digitale, proponendo ai lettori la più ampia offerta possibile di letture di qualità. A prescindere dal supporto utilizzato, quel che conta è la qualità di ciò che si pubblica, e chi da sempre investe nei contenuti deve poter continuare a offrire e garantire la qualità anche sulla rete.

Edigita esordirà con più di quaranta sigle editoriali, ma sarà aperta a tutte le case editrici interessate a uno sviluppo digitale parallelo alla distribuzione fisica e “tradizionale” dei libri e garantirà a tutti gli operatori editoriali la possibilità di aderire liberamente e a parità di condizioni. Tutti gli editori, italiani ma anche esteri, potranno usufruire dei servizi di Edigita allo stesso modo dei soci promotori.

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