lunedì 10 maggio 2010

Intervista all'editore Giulio Milani (Transeuropa)


Di seguito pubblico parte di una lunga e forse un po' complessa intervista risalente a circa due anni fa che un mio collaboratere fece all'editore Giulio Milani (Transeuropa). Si tratta a mio avviso di un estratto significativo che offre un punto di vista piuttosto interessante sul mondo editoriale.

Transeuropa è la gloriosa sigla editoriale divenuta celebre grazie al lavoro del mitico Pier Vittorio Tondelli, a cui va il merito, tra le altre cose, di aver lanciato autori come Enrico Brizzi, Silvia Ballestra, Giuseppe Culicchia, Gabriele Romagnoli, Romolo Bugaro, Andrea Demarchi, Marco Mancassola, Davide Bregola, Cristiano Cavina, e altri ancora.
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Qual è lo stato dell’editoria del nostro Paese? Cosa deve fare una casa editrice per evitare di rimanere strangolata tra la percentuale da dare al distributore, quella da dare al libraio, quella da dare all’autore, senza contare tutte le spese da affrontare per la realizzazione del libro. Puoi spiegare bene come funziona?

Difficile rispondere a questa domanda, perché la materia è abbastanza complessa e devo dire controversa. In un convegno del 2007, a Torino, invitato dall’amico Giorgio Vasta a parlare di editoria di ricerca mi sono scontrato con l’ostilità di altri colleghi editori ed editor presenti, che negavano il peso del sistema delle rese nella produzione libraria italiana. Il mio discorso era piuttosto semplice: poiché il libraio acquista in anticipo (e a “scatola chiusa”, per così dire) il libro dall’editore, è facile che dopo un certo periodo di esposizione in libreria (dai 30 ai 45 giorni è oggi la media), il libro torni “in resa” all’editore. A questo punto l’editore ha due possibilità: o restituisce i soldi anticipati dal libraio alla rete di distribuzione al momento dell’acquisto in promozione, oppure dà al libraio un nuovo libro. È chiaro che più aumenta il debito dell’editore, e maggiore sarà il novero di libri che questo editore dovrà produrre se vuole continuare ad avere un margine di guadagno. Ecco spiegato, sempre a mio sommesso parere, il motivo per cui in Italia il numero dei libri prodotti ogni anno aumenta geometricamente a fronte di una crescita del numero dei lettori assai più modesta. Ecco perché in Italia è oggi più facile che un autore esordiente possa arrivare alla pubblicazione, senza dover superare particolari selezioni. A tutt’oggi siamo alla bella cifra di 60.000 novità all’anno prodotte dal complesso dell’editoria nazionale, che è formata per il 93% circa dalle quattro sorelle (Mondadori, Rcs, Feltrinelli, Mauri Spagnol) e per il restante 7% dalla piccola e media editoria (pari tuttavia al 62% delle imprese editoriali).
Con questo, vengo alla seconda parte della tua domanda: cosa deve fare il piccolo editore per sopravvivere? Intanto deve distinguersi e fare quello che i grandi non vogliono e non possono (non è conveniente) più fare: ricerca. Sia nell’ambito della narrativa che della saggistica (anzi, al contrario di quanto si possa pensare e normalmente si dica, i grandi editori hanno oggi quasi del tutto abbandonato la ricerca più sul versante della saggistica che su quello della narrativa). Inoltre è buona norma che il piccolo editore di ricerca e di proposta sfrutti altri canali di remunerazione, il cosiddetto “indotto”: libri che abbiano il sostegno e il patrocinio di dipartimenti universitari, pubbliche amministrazioni, enti e fondazioni, il tutto corredato dall’organizzazione di festival, convegni, incontri, corsi e quant’altro possa concorrere a ricavare quanto basta per pagare l’affitto e lo stipendio delle persone che lavorano all’impresa editoriale, oltre a cercare di aprire i famosi contesti di contatti, orientamento, selezione e formazione alternativi ai “salotti” di una volta.

Mai chiesto soldi ad un autore per la pubblicazione di un testo?

No, questo mai. Se l’editore pretende di fare ricerca, come può chiedere soldi all’autore per la pubblicazione? A questo punto sarebbero i soldi a fare la selezione, e non il merito. Comunque capisco la domanda perché alcuni autori mi hanno detto che in determinati casi si sono sentiti chiedere soldi perfino da editori insospettabili... Non lo so, sarà un segno della crisi. In ogni caso se oggi come oggi un autore decide di pagare per pubblicare è anche una sua scelta. Oggi siamo tutti abbastanza informati sul tipo di servizio che dobbiamo aspettarci da un editore se ci sottopone un contratto del genere. Il fenomeno dell’editoria on demand, perfino sul versante letterario, è stato poi sdoganato dal Gruppo Espresso, che ha pensato di entrare così nel mondo dei libri (oltre a quello dei quotidiani e dei libri allegati ai quotidiani). Io non sono contrario: è vero che anche Moravia pagò di tasca sua per pubblicare “Gli indifferenti”. Certo, era un’altra epoca e un altro mondo, anche editorialmente parlando: un Moravia prodotto da questo nuovo sistema dobbiamo ancora vederlo, tuttavia non è impossibile; anche se temo si tratterebbe, esattamente come nel caso di Moravia, di un’eccezione.

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Quanti titoli di esordienti pubblicate in un anno? E che capacità di vendita hanno questi titoli?

Ci siamo presi fin qui tutto il tempo per capire, come dicevo, che direzione intendevamo seguire e per selezionare i migliori. Purtroppo per posta non arriva granché di interessante. È difficile. Il più delle volte le cose migliori ci arrivano su segnalazione degli amici scrittori, e d’altra parte è giusto così perché la nostra casa editrice è un “nodo di rete”, fatto del lavoro di tanti collaboratori, ufficiali e non. Nel 2007 abbiamo quindi pubblicato una prima antologia di scrittori, “I persecutori”, che rappresentava una sorta di manifesto programmatico e che ospitava anche i racconti di esordio di quattro o cinque narratori. Nel 2008 abbiamo pubblicato solo due volumi di narrativa, per scelta, per un discorso di qualità come dicevo, e in entrambi i casi erano esordienti. L’anno prossimo (2009 ndr), oltre alla pubblicazione dell’antologia “Trans-Age”, tutta fatta di esordienti, ancorché over 65, pubblicheremo altri quattro o cinque volumi di narrativa, con gli esordi di Lanteri, Paolin, Rovelli.
Abbiamo cominciato prenotando 300 copie a titolo, adesso che i librai si sono resi conto che facciamo sul serio e i lettori ci sono, crescono di pubblicazione in pubblicazione, esauriamo le tirature eccetera, mi aspetto prenotazioni e quindi visibilità in libreria e capacità di vendita in aumento. È fatale.

Mi parli un po’ dei vostri corsi di scrittura? Che tipo di professionalità danno?

Abbiamo un’offerta piuttosto ampia, che riguarda anche la possibilità di apprendere capacità e funzioni diverse e utili all’interno di una struttura editoriale. Faccio questa premessa perché in molti pensano che l’unico ruolo che si possa e si debba rivestire in una squadra sia quello dell’attaccante. Tutti vogliono fare lo scrittore e magari vivere di scrittura. Spesso non va così. Diversi scrittori, e ne conosco molti e anche piuttosto bravi, svolgono un lavoro a margine e a ridosso della scrittura come può essere quello dell’editor o del consulente editoriale o dell’ufficio stampa. Italo Calvino all’Einaudi ha fatto parte per un periodo dell’ufficio stampa, per dire. Lo scrittore dovrebbe infatti, credo io, conoscere e saper svolgere più di un ruolo in ambito editoriale, poiché questa consapevolezza gli consentirebbe di raggiungere un diverso privilegio di respirazione e magari per un periodo, soprattutto all’inizio, alcune di queste competenze potrebbero anche tradursi per lui in attività più remunerative della scrittura: il redattore, l’editor, l’ufficio stampa e via discorrendo, tutti ruoli di cui in una casa editrice c’è bisogno come il pane.
I nostri corsi si tengono a Massa, presso la sede di Transeuropa, e prevedono sia la possibilità di seguire un laboratorio settimanale di scrittura narrativa (non “creativa”, le cose creative le lascio volentieri a Tremonti) della durata complessiva di 20 ore, che singoli workshop intensivi dalla durata 15 ore ciascuno durante un week-end (...).

L'intervista, datata ma inedita, dura ancora molto, forse (forse!) prossimamente ne pubblicherò un altro estratto.

Qui per ulteriori informazioni.

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