martedì 29 giugno 2010

Le cose fondamentali (Einaudi) - Tiziano Scarpa

Tiziano Scarpa - Le cose Fondamentali (Einaudi, 2010)

L'amore, il potere, i soldi, la malattia, la morte. Le cose fondamentali da trasmettere a un bambino, gli strumenti indispensabili per renderlo capace di affrontare la vita, di vederla per quello che è, senza protezioni artificiali, senza illusioni o comode bugie. Il racconto potente e sincero di un padre che osserva con stupore una creatura nuova, dai grandi occhi spalancati, un piccolo alieno che ha davanti a sé infinite possibilità e tutto il tempo del mondo.
Diventare padre, trovare il proprio posto tra un bimbo e la presenza costante e assoluta della mamma, offrendo un latte diverso, che potrà essere apprezzato a distanza di anni, «il latte nero» della scrittura: Leonardo compra un quaderno e inizia a riempirlo con tutto ciò che ha compreso e imparato prima della nascita di Mario, il bambino che ha sconvolto il suo modo di sentire le cose. Mario dovrà leggere il quaderno a quattordici anni, la stessa età che aveva Leonardo quando iniziò a rendersi conto che qualcosa non quadrava, che la realtà era più torbida di come gli era stato insegnato a percepirla: «gli adulti mi tenevano nascosta la verità sulle cose importanti. Mi sono messo a scriverti per non rifare lo stesso sbaglio. Gli adulti pensavano che il mondo sarebbe crollato, se loro fossero stati sinceri fino in fondo. Io lo guardavo, il mondo intorno a me, e non mi piaceva. Vedevo che non piaceva nemmeno agli adulti. Allora proprio non capivo perchè mai lo difendessero».
Farsi strada tra «un'ondata di mamma» e l'altra, camminare nel binario tracciato dalle ruote della carrozzina sulla spiaggia, ma soprattutto guardare al futuro, con speranza e con il timore costante dell'inadeguatezza, pensare a come sarà Mario, una volta in grado di esprimersi con le proprie parole e di seguire il proprio pensiero.
Tiziano Scarpa, vincitore del Premio Strega 2009 con Stabat mater, torna nei Supercoralli con Le cose fondamentali, la storia di un padre che affronta il mistero più grande, che cerca di riordinare le proprie esperienze per consegnarle, come una mappa o uno scudo, al bambino appena nato che ha di fronte, in attesa di una inaspettata e sconvolgente verità, che metterà in pericolo l'intera costruzione: una scrittura limpida e profondissima, per un romanzo sulla forza della vita allo stato puro.
***
In occasione dell'uscita di Le cose fondamentali, Tiziano Scarpa parla del nuovo romanzo in un'intervista esclusiva, toccando numerosi temi, dalle scelte narrative al rapporto tra letteratura e tecnologia.
Il narratore di Le cose fondamentali, impegnato a trasmettere a un futuro figlio quattordicenne la sua esperienza di vita, si chiama Leonardo Scarpa. L'amico, che padre non è e che si rifugia nell'ironia per insegnare a sua volta qualcosa a Leonardo, si chiama Tiziano. Con questo gioco sui nomi vuoi instillare nei lettori il dubbio su cosa Tiziano Scarpa pensa davvero sulla paternità e sulle cose fondamentali della vita?
Tiziano Scarpa: Questa storia è raccontata con una forte immedesimazione. Sono sprofondato dentro il protagonista, nelle sue emozioni e nelle sue esperienze intensissime. Un tale coinvolgimento poteva indurre a pensare che anche le sue idee sulla vita e sulla paternità fossero le stesse che ho io. Invece è come se avessi spezzato in due il mio nome e cognome, distribuendolo ai personaggi principali, per significare che in ciascuno di loro c'è, sì, una parte di me, ma non una coincidenza totale.
L'amore materno nel tuo romanzo è senza condizioni e proprio per questo incompleto e potenzialmente soffocante nella sua meccanicità. Per essere padri bisogna inventarsi giorno dopo giorno. Pensi che ci voglia fantasia per essere padri?
Credo che ci sia bisogno di un supplemento di decisione, un restare incinti nell'animo. Alla fine, ogni padre è un padre adottivo.
Nel libro, da un certo punto in avanti, la narrazione passa senza soluzione di continuità dalla prima alla terza persona per poi ritornarci. Come mai?
Per proteggersi da un trauma troppo forte ci si oggettivizza. E poi, in alcune parti del romanzo questa oscillazione fra prima e terza persona è anche un modo per non coincidere con il proprio ruolo. È un po' come quando si cambia verbo per l'identità e la professione, dicendo «sono» milanese, napoletano ecc. ma «faccio» il barista, l'insegnante ecc.
Come altre volte nei tuoi scritti, le parole prendono la parola in prima persona a un certo punto di Le cose fondamentali, tanto che viene spontaneo chiedersi, e quindi chiederti, come vedi il tuo rapporto con esse. Possiedi le parole o ne sei posseduto?
È la prima volta che lo faccio in maniera così radicale in un libro. Ma non posso risponderti a fondo, in poche righe, sulla mia esperienza linguistica di possessione e controllo. E poi, chi può dire chi ti risponderebbe? Io o le parole stesse? Limitandomi a questo romanzo: il protagonista scopre l'inoltrepassabilità delle parole. Credeva di gettare un ponte comunicativo fra sé e suo figlio, e invece a metà del ponte sbatte contro una specie di muro di parole, rappresentato anche tipograficamente da alcune pagine tutte stipate di frasi. Un ostacolo, e anche uno specchio: le parole gli dicono quello che lui non avrebbe mai il coraggio di ammettere. È come se gli si rivoltassero contro e gli rivelassero che cosa sta facendo veramente. È uno dei punti più intensi del libro. Vorrei che fosse un'esperienza forte anche per chi lo legge.
Accanto alla paternità un altro tema appare spesso nelle pagine del tuo romanzo, il rapporto tra letteratura e tecnologia. Hai paura, come il tuo protagonista, che le parole degli scrittori zoppichino su e giù per un megavideogioco, ignorate da tutti?
Questo tema mi interessa da un punto di vista politico. La letteratura, insieme all'arte visiva - che però attualmente è troppo assoggettata al sistema dei curatori, dei galleristi ecc. - è forse l'unico mezzo a disposizione dell'individuo per diffondere la sua voce indipendente e irriducibile. Le altre opere, d'arte o di intrattenimento (cinema, tivù, musica pop, videogiochi ecc.) sono prodotti collettivi, spesso compromissori, e possono contare su un dispiegamento di apparati tecnologici incomparabilmente più sofisticati. Ma la tecnologia aggiunge, mentre la parola letteraria sottrae: non ha l'immagine. La tecnologia è un'addizione di effetti, illusioni, bonus, plus: immagine, suono, movimento, interazione, tridimensionalità… Deve offrire funzioni sempre più complesse, ricche, multiformi. Difficilmente potrà sostituire la parola letteraria, proprio perché quest'ultima non mira al superamento tecnologico, anzi, si è ante-retrocessa, lasciandosi superare in partenza, è rimasta deliberatamente indietro. Pensa al paradosso degli ebook: utilizzeremo nuovissimi aggeggi sempre più versatili per compiere un'attività monocorde e arcaica, vecchia di migliaia di anni: leggere, decifrare segni grafici statici. Certo, con gli ebook sarà possibile portarsi in tasca l'equivalente di intere biblioteche, ma l'azione del leggere parole, in sé, resta molto più antiquata di sfogliare un catalogo fotografico o guardare un programma televisivo. La lussureggiante miseria della parola si fonda proprio sulla mancanza dell'immagine, cioè su quell'attività primaria che è l'immaginazione. Immagini perché ti manca l'immagine; perché vuoi che ti manchi. Mettersi a leggere è desiderare di sentire la mancanza di un'immagine. La lettura di un romanzo è immaginazione sotto dettatura. Leonardo, il padre di Le cose fondamentali, consegna a suo figlio Mario anche questo, la facoltà di immaginare.

3 commenti:

sabby ha detto...

ho letto questo romanzo, molto bello e scritto con grande delicatezza,
avrei voluto scriverlo anch'io un diario da regalare a mio figlio oggi, quasi adolescente, con il quale non so come e in che modo comunicare.

Dory ha detto...

Ho letto il romanzo di Scarpa e anche il tuo articolo. Ho buttato giù alcune riflessioni che compaiono nel mio blog: vorrei avere la tua opinione in merito. Grazie e a presto!
Laura

http://lapersonaggia.blogspot.it/2012/12/le-cose-fondamentali.html

Cento Autori ha detto...

La storia dei padri troppe volte tralasciata è invece un argomento quantomai di attualità.
Grosso merito va dato quindi all'autore Tiziano Scarpa per la tematica affrontata e lo stile narrativo utilizzato in quest'opera.

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