Ripropongo di seguito parte di un articolo comparso ieri su Nazione Indiana dal titolo Carta Canta a firma di Helena Janeczek. Si tratta di una rflessione decisamente lucida sul discutibile saggio di Alessandro Dal Lago contro il noto scrittore Roberto Saviano che tanto sta facendo discutere in questi giorni. Helena puntualizza con precisione le falsità contenute nel saggio diffamatorio.
"Un piccolo libro contro Roberto Saviano edito dal “Manifestolibri” ha scatenato una discussione sulle pagine del “manifesto” e altri giornali, trovando un’ampia eco, prevedibile e positiva, sulla stampa di destra. Alessandro Dal Lago, l’autore di Eroi di Carta, e il suo editore Marco Bascetta hanno rivendicato il diritto di criticare Saviano da sinistra, mentre molte altre firme, inclusa la stessa direttrice del “Manifesto” Norma Rangeri, hanno difeso l’opera e l’autore di Gomorra. Non mi interessa, in questa sede, difendere Saviano perché sta pagando un prezzo personale alto, perché lo hanno più volte minacciato i Casalesi, perché sta decisamente antipatico al capo del nostro governo fresco di legge-bavaglio che è anche il suo editore e il mio datore di lavoro. Voglio soltanto mostrare com’è fatta quella che Bascetta definisce un’analisi “seria, rigorosa, e diffusamente argomentata”. Analizzando a mia volta un testo, lavoro che, se gli argomenti e riscontri sono validi, resta tale anche se fossi la mamma di Saviano o l’amministratore delegato della Mondadori.
La bandella di Eroi di carta promette che “Dal Lago cerca di venire a capo del fenomeno Saviano-Gomorra analizzando esclusivamente ciò che l’autore ha scritto.” Non è così. Oltre la metà delle citazioni riportate a blocchi, non appartengono alla produzione da lui firmata. Per rigore di metodo bisognerebbe distinguere nitidamente i pareri di caio e tizio su Saviano, ciò che Saviano ha detto- per esempio in un’intervista- e ciò che Saviano ha effettivamente scritto. E’ soprattutto l’introduzione a pullulare di questo uso arbitrario dei materiali e questo non stupisce, visto che sono le prime pagine a predisporre tutto il clima del libro.
In apertura si presenta, in prima persona, un docente universitario di sociologia della cultura – ossia una voce autorevole- che parla ai suoi studenti dei rapporti fra letteratura e media. Gli studenti si irrigidiscono quando dice di voler prendere in esame Gomorra sotto questo profilo. “Uno studente alza la mano. “Non si metterà anche lei a crocefiggere Saviano?”, mi chiede. “Un momento”, rispondo, “chi lo crocefigge, a parte ovviamente i camorristi? A me sembra che esista un movimento d’opinione unanime a sua favore. D’altra parte, lo stesso Saviano ha dichiarato di muoversi a suo agio nei media e anzi di voler lanciare una moda”. E leggo un passo di un articolo su una manifestazione anticamorra a cui ha partecipato lo scrittore”. Segue il passo da un articoletto senza firma uscito su Repubblica all’indomani del primo speciale di “Che Tempo che fa”.
“Saviano ha parlato a lungo e con cruda chiarezza. Lui stesso si è definito una “operazione mediatica”, nata e portata avanti perché si conoscano gli orrori della camorra e si capisca che riguardano tutti. Il suo “sogno” è che la lotta alla criminalità organizzata diventi una vera e propria moda. E’ quello che “i grandi editori, le televisioni, trovassero un punto comune, anche conveniente. Perché non creare una moda?”
Persino senza ricostruire tutto il contesto dell’intervista in cui Saviano parla a più riprese del suo rapporto con i media e andando a rintracciare solo il passaggio dove usa la parola “moda”, si scopre che le sue parole erano altre. “Perché non deve essere anche conveniente combattere questi poteri, perché non bisogna anche creare una moda di combattere contro di loro, perché dobbiamo sempre essere minoritari e marginali?”, ha detto Saviano. Un “noi” che allude a una collettività antimafia di cui Saviano si sente parte, un “bisogna” che si riferisce ai meccanismi mediatici nominati prima, non a una volontà in prima persona; “moda” pronunciato solo una volta, nessuna traccia di termini o metafore corrive come “sogno”, “orrori”, “vera e propria” e simili. Perché allora Dal Lago usa una fonte di seconda mano, perché parla di una generica “manifestazione anticamorra”, senza precisare che si trattava di un programma televisivo? Per faciloneria? Possibile? Se uno sociologo delle comunicazioni non tiene conto della differenza fra un discorso pronunciato davanti alle telecamere o in una piazza, se non distingue un riassunto fatto da altri dal testo originale, che serietà può avere il suo lavoro? Ma dato che una nota ci restituisce il titolo del articolo citato- “Il monologo di Saviano in tv: non sono solo in questa battaglia”- diventa quasi impossibile credere che si sia trattato di una svista. Allora è quasi inevitabile concludere che Dal Lago abbia citato il pezzo di “Repubblica” perché si prestava meglio al discorso che lui stesso intendeva fare. Per imporre una leggera distorsione alle parole di Saviano, attribuirgli una certa coloritura, e forse così far passare anche più liscia l’affermazione che con lui ce l’abbiano solo i camorristi. L’ultima uscita di Berlusconi su Gomorra è successiva alla chiusura del suo libro, ma c’è ne era già stata una precedente di cui Dal Lago tace. Ignora le intervista fatte più volte ai ragazzi e altri abitanti di Casal di Principe, e si sente esentato di andare a sentire qual è l’opinione corrente su Saviano. Gli unici nemici non camorristi che gli vengono concessi, ma solo en passant e a singhiozzo, sono Bruno Vespa, Licio Gelli, e Fabio Cannavaro. Bruno Vespa non ha mai espresso nulla contro Saviano e probabilmente Dal Lago lo confonde con Emilio Fede".
L'articolo continua qui.
martedì 15 giugno 2010
Nazione Indiana su Roberto Saviano - Quella di Dal Lago è diffamazione, non critica.

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Nel nome di Ishmael - di Giuseppe Genna
Condivido quanto dichiarato precedentemente da Serino sul conto dell'amico scrittore Giuseppe Genna, ed è per questo che riporto di seguito la sinossi di uno dei suoi libri che più ho amato: Nel nome di Ishmael (Mondadori).

lunedì 14 giugno 2010
Intervista a Gian Paolo Serino su AffariItaliani: "I veri camorristi sono i lettori di Saviano"

Vi invito a leggere con attenzione quest'intervista al bravo critico Gian Paolo Serino realizzata da Antonio Prudenzano e apparsa oggi su AffariItaliani dal titolo "I veri camorristi sono i lettori di Saviano". A dire il vero i toni sono piuttosto concitati e personalmente la condivido solo in parte (e a dir la verità provo anche un po' di insofferenza per frasi volutamente a effetto e buttate lì senza motivazione alcuna, come: i Wu Ming, un’associazione a delinquere di stampo immaginario). Reputo comunque Serino critico capace. Mi piacerebbe avere un vostro parere.
Qui l'intervista.
sabato 12 giugno 2010
In arrivo l'anno degli ebooks
Pare che sia arrivato l'anno degli ebooks, almeno secondo quanto emerge dalle analisi del mercato statunitense (il grafico nella foto mostra la crescita annuale delle vendite). In Italia siamo ancora lontani da queste cifre ma ci si sta organizzando (qui). Di seguito traduco un piccolo brano tratto da questo post.
"Gli ebooks sono arrivati.
La vendita di ebooks negli Stati Uniti, nel primo trimestre del 2010, ha superato i 90 milioni di dollari. Si prevede dunque per le vendite un anno da record".
Il grafico in foto è stato creato utilizzando i dati dell' IDPF.org, e mostra solo le vendite delle maggiori case editrici.
"Gli ebooks sono arrivati.
La vendita di ebooks negli Stati Uniti, nel primo trimestre del 2010, ha superato i 90 milioni di dollari. Si prevede dunque per le vendite un anno da record".
Il grafico in foto è stato creato utilizzando i dati dell' IDPF.org, e mostra solo le vendite delle maggiori case editrici.
venerdì 11 giugno 2010
Strane cose, domani (Baldini Castoldi Dalai) - Raul Montanari.

"Danio fa lo psicologo, è separato e ha un figlio, nervoso come tutti i ventenni. Ha anche una giovane fidanzata, e le pazienti che affollano il suo studio lo adorano. Fin troppo.
Ma, soprattutto, Danio ha un segreto: è un assassino. Un assassino per caso. Nessuno lo sa tranne la sua ex moglie, l’enigmatica, magica Eliana.
Il ritrovamento di un diario, abbandonato in un parco da una ragazzina, rompe il delicatissimo equilibrio che governa le sue giornate. Coinvolto in un odioso dramma famigliare, pressato dalla coscienza e seguito ovunque da un bizzarro e indimenticabile detective privato, Danio dovrà difendere se stesso e le persone che ama da una minaccia inattesa, fino a una resa dei conti rivelatrice per il senso stesso della sua esistenza.
Strane cose, domani è un romanzo ricco di sorprese e sottigliezze, una storia incalzante, lontana dai luoghi comuni, che racconta un amore indomabile per la vita.
«Passa tutto», ripeto io, alzando lo sguardo al cielo. «Il bello e il brutto, tutto quanto. Il tormento che hai addosso se ne andrà, credimi. Un giorno ripenserai a questa stagione di dolori così…così semplici.» Apro le mani perché non mi viene un’altra parola. «Ecco, ci ripenserai e proverai una gran tenerezza per te stessa. Ti perdonerai, finalmente. Ti sarai già perdonata.»"
Intervista a Raul Montanari: "Oggi ci sono molti talenti, ma manca un movimento"
Oggi inserisco un'intervista a Raul Montanari, uno scrittore che apprezzo molto. Raul ha pubblicato finora dieci romanzi: “Il buio divora la strada” (Baldini Castoldi Dalai 2002), “La perfezione” (Feltrinelli, 1994), “Sei tu l'assassino” (Marcos y Marcos, 1997), “Dio ti sta sognando” (Marcos y Marcos, 1998), “Che cosa hai fatto” (Baldini Castoldi Dalai, 2001), “Chiudi gli occhi” (Baldini Castoldi Dalai, 2004), “La verità bugiarda” (Baldini Castoldi Dalai, 2005), “L’esistenza di dio” (Baldini Castoldi Dalai, 2006), "La prima notte" (Baldini Castoldi Dalai, 2008), "Stane cose, domani" (Baldini Castoldi Dalai, 2009). Con Aldo Nove e Tiziano Scarpa ha composto la raccolta poetica "Nelle galassie oggi come oggi. Covers" (Einaudi, 2001).
Il suo sito è http://www.raulmontanari.it/
Per prima cosa vorrei chiederti quali sono stati i tuoi primi passi come scrittore e come sei approdato alla tua prima pubblicazione. I risultati sono stati buoni fin da subito?
Il suo sito è http://www.raulmontanari.it/
Per prima cosa vorrei chiederti quali sono stati i tuoi primi passi come scrittore e come sei approdato alla tua prima pubblicazione. I risultati sono stati buoni fin da subito?
Ho scritto il mio primo racconto pubblicabile, Azzurro, a vent'anni, e solo sette anni dopo è uscito sulla rivista "Linea d'ombra", allora diretta da Goffredo Fofi. E' tuttora una delle cose più belle che ho scritto in vita mia, peraltro. Il primo romanzo è stato redatto nel 1988 ed è uscito nel ‘91. Insomma, c'è stata parecchia gavetta. Intanto mi facevo conoscere come traduttore letterario. Il romanzo che mi ha messo sulla mappa, come si dice, è stato il secondo, La perfezione, scritto nel '91 e uscito da Feltrinelli nel '94. Sempre troppo tempo fra scrittura e pubblicazione, ma poi le cose sono andate meglio. Anche perché La perfezione aveva avuto una tonnellata di recensioni, era piaciuto molto.
Mi racconti un po' del corso di scrittura creativa di Raul Montanari? E che consiglio daresti a chi cerca oggi di proporre un proprio manoscritto a un editore?
Il mio corso di scrittura è strutturato su più livelli. Ci sono due moduli d'accesso, due moduli intermedi e una specie di nirvana finale, cioè un modulo dove arriva gente davvero molto brava che inspiegabilmente non vuol più mollare il corso. Tanto è vero che devo mandarli via a calci, a volte! Ogni modulo dura 12 incontri, di un'ora e mezza ciascuno. Un allievo può fare tutto il percorso in tre anni, o metterci di più. In un anno vedo poco meno di un centinaio di allievi. Molti di loro hanno finito per pubblicare con i principali editori italiani, fra cui Mondadori, Einaudi, Rizzoli, Fandango e così via. La parte teorica del corso è mio copyright, ma in ogni caso gli argomenti sono consultabili nella sezione scrittura creativa di www.raulmontanari.it.
In questo momento consiglierei sicuramente a un esordiente di rivolgersi a un buon agente. Il sistema delle agenzie letterarie si è sviluppato appieno in Italia solo da una quindicina di anni a questa parte, ma ora è molto efficiente.
Che immagine hai della nuova generazione di scrittori italiani, ne segui qualcuno in particolare, credi ci siano dei talenti? E se sì credi siano valorizzati quanto meritano?
Ci sono molti talenti anche se manca un movimento, qualcosa di simile a ciò che nel '96 fu il gruppo dei "pulp" o "cannibali". Naturalmente appartenere a un movimento letterario o a una generazione con alcuni connotati omogenei non è un bene o un male in sé, ma aiuta, dà forza.
I talenti sono abbastanza valorizzati perché in questo momento in campo editoriale non prevale una linea uniforme. E’ possibile trovare da pubblicare con un editore grande (con il rischio naturalmente di essere l'ultima ruota del carro e non venire seguiti con la giusta attenzione) come con uno medio o piccolo. L'importante è non cedere MAI alla tentazione di pubblicare a pagamento, in nessuna forma, nemmeno quella particolarmente odiosa e sottile dell'editore che ti chiede di acquistare tu stesso un certo numero di copie del tuo libro. Non è mai uscito nulla di buono da quel tipo di esordio. Inutile citare il caso di Moravia, che pubblicò a proprie spese Gli indifferenti. A parte il fatto che erano altri tempi, e a parte il dettaglio che un singolo caso non fa giurisprudenza, Moravia più che pubblicare il romanzo lo fece stampare, che è una cosa diversa. Non fu ingannato dal sedicente editore.
E' possibile vivere solo con i proventi dei propri romanzi?
E' molto raro che uno scrittore debba vivere solo di questo. Di solito ai diritti d'autore si affiancano i compensi per articoli, racconti, incontri col pubblico. Direi che in Italia ci sono circa duecento autori che vivono della propria scrittura, fra cui il sottoscritto. La risposta è sì, è possibile.
Parlami del tuo Strane cose domani (candidato al premio Strega 2010 - Baldini Castoldi Dalai) e di cosa intendi per post-noir.
Parto dal fondo: il postnoir è un genere che ho inventato perché sono stanco di essere etichettato come autore noir. Si tratta di un equivoco molto grave per me, perché il vero pubblico del romanzo poliziesco prende in mano un mio libro aspettandosi il solito detective "rude ma bonario" (sono tutti uguali) e la solita inchiesta pseudosociale condita di ammazzamenti dosati con metronomica rassegnazione; non ci trova niente di tutto questo e giustamente rimane deluso. In compenso, un grande pubblico soprattutto femminile che è interessato all'introspezione e all'analisi delle dinamiche interpersonali non si accosta ai miei libri perché infastidito dall'etichetta. Quando queste lettrici prendono in mano uno dei miei romanzi, di solito dicono: Caspita, non credevo che tu scrivessi così, avevo un pregiudizio.
Diciamo allora che il postnoir è un modo di narrare in cui si mantengono la suspense e una certa atmosfera sottilmente minacciosa, tesa; ma per il resto il contenuto della narrazione non si piega a nessuno degli obblighi del genere.
Strane cose, domani, per esempio, racconta sostanzialmente la storia di un amore impossibile fra un uomo maturo e una ragazzina, e il tentativo di quest'uomo di riscattare la propria maschilità egoistica e violenta, attraverso il sacrificio di sé.
E infine... chi vince lo Strega?
Non io di sicuro.
A presto Raul! :-)
A presto Raul! :-)
giovedì 10 giugno 2010
Raffaello Avanzini, amministratore di Newton e Compton, svela con un mese e mezzo di anticipo i finalisti del premio Strega
Dopo la nomina dei cinque finalisti vorrei riprendere questa vecchia intervista a Raffaello Avanzini comparsa sul quotidiano Libero il giorno 17 aprile 2010. Avanzini è l'amministratore delegato di Netwon e Compton, grande esclusa dai giochi dello Strega, e con non poca bile in corpo già un mese e mezzo fa dichiarava: "La cinquina Avallone, Sorrentino, Pennacchi, Pavolini, Nucci il professor Petrocchi la conosce bene, checché ne dica nelle sue interviste". Avanzini ha dunque svelato i cinque finalisti con un mese e mezzo di anticipo. Avrà tirato a indovinare? Nell'articolo l'amministratore delegato di Netwon e Compton spiega per bene le dinamiche interne del premio più ambito della letteratura italiana. Dinamiche che hanno poco a che vedere con la letteratura!

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