mercoledì 4 aprile 2012

Radiopirata di Francesco Carofiglio

Radiopirata di Francesco Carofiglio è senza dubbio un libro interessante e ben scritto. La storia, va detto, non è forse delle più originali. Siamo in un piccolo Paese di provincia, come molti ce ne sono in Italia e, soprattutto, al sud. Uno di quei classici posti dai quali i ragazzi di vent'anni non vedono l'ora di scappare. Scappare nel senso fisico del termine. Ma non solo. Si può scappare anche in altri modi. Per esempio dando vita al posto dove si vive, rendendolo interessante. Si può scappare inseguendo dei sogni. E un sogno è quello che ha Ciccio. Il sogno di una radio. Siamo agli inizia degli anni '80 e le frequenze sono libere. Sono gli anni delle radio “libere”. Ed è questo lo spunto che dà l'opportunità all'autore di snocciolare la storia. Di raccontare i sogni e la vita dei quattro protagonisti. Oltre a quello di Ciccio, ci sono quelli di Tonio (un po' sfocati), quello di Giovanni (di fare il calciatore, ad un passo dall'Avellino, allora in serie B) e quello di Teresa (di essere un medico). E Carofiglio ci riesce alla perfezione. Il suo modo di descrivere e raccontare ti porta dentro la storia, riesce a coinvolgere il lettore. E non lo fa solo raccontando i “tre più una”. Radiopirata è una coralità di personaggi “minori” costruiti e legati sapientemente tra loro. In alcuni casi forse addirittura meglio dei quattro protagonisti. Mary Magdalende, una donna di colore che da qualche anno si è trasferita nel paese e di cui nessuno sa molto. Don Lorenzo, un giovane parroco con la passione per il rock e una vita di turbamenti. Margherita Lagresta, una ragazza di 16 anni, figlia del sagrestano, forse il personaggio più difficile da definire per la complessità del suo ruolo nel romanzo, ma anche perché è difficile definire un adolescente (anche in questo Carofiglio riesce ad imprimere la sua impronta). Ma ci sono ancora Mimmo Campanella (Deadman), proprietario del negozio di dischi dove lavora Ciccio, di cui si scoprirà un passato da rocker; i Baroni Mezzacane, che da anni ospitavano i parroci del paese presso una loro residenza, fra cui Don Lorenzo, che tramite loro scoprirà la tristezza della malattia, il coraggio di affrontarla, la lontananza dal proprio Dio. Tutti pezzi importanti di un puzzle che si completa pagina dopo pagina e che restituisce un affresco sincero di un pezzo del nostro Paese e di un parte della vita di ognuno di noi.

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